Ucraina oro e dolore

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Ucraina biathlonDifficile restare in gara quando tutt’intorno ci sono materie che, se non provocano ferite al corpo, lacerano interiormente. Difficile rappresentare un Paese che vive ore drammatiche e paga a prezzo di sangue il suo grido di libertà. Eppure le atlete della staffetta femminile del biathlon hanno regalato alla martoriata Ucraina una splendida medaglia d’oro. Non è il lampo di giornata di un campione, è il gioco del testimone che rende ancora più grande l’impresa e accresce il valore del gradino più alto del podio olimpico. Bubka, in veste di ambasciatore dello sport ucraino a Sochi 2014, ha escogitato una via diplomatica al drammatico appello dei suoi connazionali convocati per le olimpiadi invernali e desiderosi di ritornare a casa. Troppa ansia e preoccupazione. Così, quelli che avevano già gareggiato se ne sono andati, gli altri si sono fatti coraggio e sono andati avanti. Tra questi ci sono pure le quattro specialiste del biathlon la cui vittoria è destinata a passare alla storia.  Vita e Valj Semerenko, con Dzhyma e Pidhrushna hanno messo alle spalle tutte le avversarie più agguerrite e dimostrato di essere le più forti e meritevoli. Una favola olimpica condita di lacrime vere, di gioia e paura per quanto potrebbe succedere al loro Paese. Le quattro ucraine hanno preceduto le padrone di casa russe e le norvegesi. L’Italia è sesta e la crescita in corso non può che regalare soddisfazione. La vicenda della squadra di biathlon femminile dell’Ucraina serva da esempio e insegnamento. Ci sono valori che lo sport aiuta a declinare meglio di tante altre opportunità e situazioni.

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