Sofia Goggia è nuovamente al Passo dello Stelvio per preparare nel migliore dei modi il suo rientro dopo l’infortunio a Ponte di Legno che le era costato la frattura pluriframmentaria del pilone tibiale della gamba destra.
Si tratta del terzo blocco di allenamenti sulla neve dopo il suo ritorno, tuttavia la 31enne di Astino è tutt’altro che sicura di poter tornare a gareggiare presto.
I postumi si fanno sentire e l’azzurra è preoccupata visto che manca sempre meno all’inizio ufficiale della preparazione con la Nazionale, in programma il prossimo 19 agosto ad Ushuaia (Argentina).
In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” la finanziera orobica ha spiegato come il processo di recupero sia più lungo del previsto e di conseguenza come sia a rischio anche la prossima stagione.
“È lo scenario peggiore: saltare la stagione, levare le placche a novembre e lavorare in ottica Giochi 2026. Un’ipotesi da considerare. Però se troverò la quadra, tutto andrà in crescendo. Ed è ciò che mi auguro – ha sottolineato Goggia -. Secondo il dottor Panzeri il dolore non passerà e dovrò gestirlo. Lavoro in palestra e faccio atletica, ma non posso ancora correre a causa delle parestesie che danno una percezione alterata della sensibilità”.
Come spesso le è già capitato nel corso della sua carriera, Goggia sta però provando a trovare una soluzione a un problema che potrebbe accompagnarla in questo finale di carriera.
“Alle prime curve ho pianto sotto la maschera. È il peggior infortunio per come stavano andando le cose e per il momento della mia carriera. E la ripresa è la più dura. Ho avuto un periodo di blackout nel quale ho pensato anche che non sarei più stata una sciatrice d’alto livello. Ho patito terribilmente questo incidente – ha raccontato la fuoriclasse bergamasca -. Devo capire come abbatterlo quando metto lo scarpone. Sperimenterò soluzioni in carbonio, sottili e su misura, da inserire tra calza e scarpone. Sono come i parastinchi per il calcio e dissipano le pressioni: devo trovare il set-up per il training a Ushuaia. Le ossa danneggiate per ora sopportano solo seduce blande. Io non sono una persona che si lamenta: con le ginocchia che mi ritrovo sarebbe impossibile sciare ad alto livello, ma ormai sono abituata. Ora è diverso: il dolore c’è. Il problema è la guaina del tendine tibiale anteriore, recisa per mettere la piastra“.