(Adnkronos) – Nelle ultime settimane i contagi covid in Italia sono aumentati. Nella settimana tra l'11 e il 17 luglio, sono stati registrati quasi 9mila casi (8.942) , il 62% in più rispetto ai 7 giorni precedenti quando i casi erano 5.503. I morti sono 40, contro i 33 della settimana precedente (il 21% in più). Questo quanto riportato dal bollettino aggiornato del ministero della Salute sull'andamento di Covid nel Paese. Ma dobbiamo preoccuparci? Sull’aumento di nuovi casi di Covid “non ho avuto alcun tipo di alert. Da quello che raccolgo dal mio assessorato mi sembra di capire che si tratti comunque di sintomi molto leggeri e che si tratti, sostanzialmente, di una sorta di influenza, ma è chiaro che è fastidiosa”, ha affermato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, a margine della riunione della commissione bicamerale per le questioni regionali alla prefettura di Milano. “Bisogna sempre stare attenti e fare le valutazioni del caso”, ha poi raccomandato il governatore lombardo. In questa fase "stiamo assistendo a un rialzo dei casi Covid, ma sicuramente non a una situazione emergenziale. Questo anche perché abbiamo tutti acquisito un'immunità ibrida, cioè abbiamo già sperimentato pregresse infezioni o vaccinazioni o vaccinazioni-infezioni, e quindi un po' di capacità di risposta al virus ce la siamo costruita", ha evidenziato all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell'università Statale di Milano. Il coronavirus, però, "purtroppo ogni 4-6 mesi si rimette al centro della scena. Circola una variante con caratteristiche di immunoevasività, cioè in grado di schivare questa nostra capacità di risposta. Da qui l'aumento dei casi. Per fortuna nella gran parte degli episodi l'infezione si dimostra meno problematica che in passato per la salute. Da un lato noi siamo un po' più attrezzati – spiega l'esperto – dall'altro il virus è un po' più 'buono', di conseguenza la gran parte dei casi scivola via senza complicanze, anche se non mancano manifestazioni abbastanza importanti dal punto di vista della sintomatologia, un po' stile inizio del Covid, anche per i più giovani", ha precisato. "È una visione arcaica del Covid quella di considerarlo ancora uno spauracchio. Così si lascia spazio ai complottisti. Se continuiamo a dare credito alle opinioni di chi mette in guardia e annuncia ondate pazzesche di Covid finiremo con accreditare il pensiero di negazionisti, no vax e no mask. Del tipo, avete visto che vaccinarsi non è servito a nulla? Che le restrizioni erano inutili se il virus è ancora qui?", ha affermato Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, in un'intervista al quotidiano 'Il Corriere della Sera'. "Voltiamo pagina, parliamo delle emergenze vere. Come l’antibiotico-resistenza. Che senso ha lanciare allarmi per una malattia che fa colare il naso per due giorni? Che senso hanno i tamponi? Non ha nessun senso fare il tampone se la persona è sana e ha meno di 65 anni, età indicativa. Ha senso cercare la diagnosi nel caso degli ultra ottantenni, i cosiddetti grandi anziani, o dei fragili con malattie importanti o ancora degli immunodepressi. – ha concluso Bassetti – Il virus c’è e infetta. Non è una novità né una sorpresa. Però non c’é rischio. E lo dico da medico che ha visto tanti pazienti morire in ospedale di polmonite. Adesso non ne vedo neppure uno. Convincetevi, il Covid è finito. In Austria, Francia, Svezia e altrove in Europa il Covid non se lo fila più nessuno". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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