Eugenio Sorrentino
Lasciare il segno nel mondo dello sport è il
risultato di un progetto ponderato e non di un fatto
episodico. Essere riconosciuti artefici di un’impresa
ha una valenza che ricade non solo sulla persona
destinataria ma sulla realtà che rappresenta. Ed è
così che va interpretato il prestigioso e importante
riconoscimento attribuito ad Antonio Percassi, il
quale nelle vesti di presidente dell’Atalanta
Bergamasca Calcio entra nella Hall of Fame del
calcio italiano. Un encomio che mette in evidenza il
valore raggiunto da squadra e società nel
panorama nazionale e continentale, attraverso la
figura del suo presidente “per essere stato “capace
di portare la sua Atalanta nel gotha del calcio
europeo” – recita la motivazione. La Hall of Fame
del calcio italiano è stata istituita nel 2011 dalla
Figc e dalla Fondazione Museo del Calcio per
celebrare giocatori, allenatori, arbitri e dirigenti
capaci di lasciare un segno indelebile nella storia
del movimento. Il nome di Antonio Percassi si
aggiungerà al novero dei personaggi che hanno
colto obiettivi straordinari. Avverrà ufficialmente a
Firenze il prossimo 4 maggio, a meno di un anno
dalla serata indimenticabile del 26 maggio a
Reggio Emilia, quando l’Atalanta ha riscritto la
sua storia e per la prima volta si è qualificata alla
Champions League come terza forza della Serie A,
dietro solo a Juventus e Napoli. L’ingresso nella
Hall of Fame prevede, come da tradizione, che il
premiato lasci un cimelio simbolico della sua
carriera destinato al Museo del Calcio. Nessun
dubbio che si tratterà di un simbolo fortemente
rappresentativo dell’Atalanta.
Nel dicembre 2018 Percassi aveva ricevuto il
Collare d’Oro al merito sportivo del Coni e il
prossimo 24 febbraio, durante la tradizionale Festa
del Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi
nell’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia a
Milano, sarà insignito del premio Personaggio
dell’Anno, indicato come l’anima di una società che
da “provinciale di lusso” ha saputo diventare una
delle prime forze del calcio italiano. Sarà in
compagnia, tra gli altri, di un’icona come Dino
Meneghin, uomo simbolo del basket italiano, che
riceverà il Premio alla Carriera.
Ciò che risalta, nella circostanza dell’attribuzione di
importanti riconoscimenti, è che gli uomini
dell’Atalanta, dirigenti, allenatore, calciatori, si
dicono reciprocamente grati. Non frase di
circostanza, ma convinto senso di appartenenza.