Federica Sorrentino
La notte di Liverpool, che ha visto l’Atalanta scrivere un capitolo glorioso della sua storia nella cornice ahinoi vuota dello stadio Anfield, era velata di tristezza.
Ai protagonisti, una volta scesi in campo, è toccato il compito di rendere il migliore omaggio che si potesse a colui il quale ha condiviso con Pelé la palma del migliore giocatore del secolo scorso.
Tutti coloro che indossano la maglia con il numero 10, non possono non ricordare i grandi interpreti a cui è appartenuta e che hanno saputa rappresentarla al meglio.
Con il 10 sulle spalle non si gioca solo a calcio, ma si scrivono anche pagine di romanzo che escono dal perimetro del prato verde e vengono consegnate a una forma moderna di epica.
Il numero 10 è legittimazione di un talento finissimo, espresso con tecnica, qualità, fantasia, e classe, ma sempre nel rispetto della squadra. Un avversario da sfidare con la lealtà e il prestigio che merita.
Il romanzo del calcio ha voluto che nella magica serata di Anfield, quando il mondo piangeva Diego Armando Maradona, un altro argentino prendesse a danzare con la palla ai piedi, per reinventare piccole perle che i compagni di squadra potessero finalizzare.
Non è da tutti esprimere lo spirito del calcio all’Argentina; è forse per questo che il Papu Gomez, fascia di capitano al braccio come l’immenso Diego, riesce ad incarnare lo spirito atalantino, basato sulla generosità, e dove se si cade si è pronti a rialzarsi e riscattarsi, come avvenuto allo stadio Anfield.
Se nella sua vita di calciatore Maradona è stato idolatrato anche per il grande rispetto nei confronti dei compagni, senza i quali non avrebbe potuto esprimere il suo straordinario valore, è anche vero che Papu Gomez aveva un appuntamento in campo con il Professore, e insieme a lui è salito in cattedra al cospetto dei campioni del mondo.
I due hanno scritto insieme un nuovo capitolo del piccolo grande romanzo di provincia, permettendo al mondo dei tifosi dell’Atalanta di continuare a sognare insieme a loro.
La grandezza del numero 10 sta nella imprevedibilità e nella capacità di mettersi a servizio della squadra, e il suo direttore d’orchestra gli chiede di diventare il primo violino per associare i suoi virtuosismi a quelli dei compagni; l’assetto tattico è lo spartito con le note che i calciatori devono seguire senza sbavature.
La notte di Anfield è già alle spalle e si presentano nuove sfide ravvicinate, sapendo che il numero 10 sarà sempre pronto a tirare fuori il suo talento.