Antonio Percassi agli auguri di Natale predica realismo, ma il panettone di quest’anno è con la crema

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Gli auguri di Natale l’Atalanta li fa nella pancia dello stadio. Come da tradizione, raduna attorno a sé il mondo dei media per un incontro conviviale e un brindisi. Ma prima, viaggio nel ”santuario” del Gewiss Stadium, il bellissimo stadio che ora si può ammirare in tutto il suo splendore. E la tappa più significativa porta allo spogliatoio dove trovi tutte le maglie appese pronte per essere indossate.

I ricordi di quando, si andava da ragazzini allo stadio negli anni Settanta a seguire le gesta dell’Atalanta, riportano alla memoria il campo circondato dalla pista di atletica con tutti i cambiamenti susseguitisi sino ad arrivare all’oggi.

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Visto dal campo si ha la consapevolezza di quanto questo stadio sia maestoso e bello giocarvi dentro. Immaginiamo i giocatori quando escono dal tunnel, in una sera come quella di martedì 10 dicembre, insieme ai galacticos di Madrid cosa abbiano provato vedendo quel muro di folla festante e con quelle coreografie che hanno celebrato il condottiero Gian Piero Gasperini.

A fare gli auguri c’era tutto lo staff dirigenziale dell’Atalanta e a pendere la parola è stato il presidente Antonio Percassi che ha ricordato come l’anno scorso sia stato un anno straordinario e che “quest’anno non l’abbiamo iniziato male” (beh, insomma, visto che l’Atalanta è prima in classifica…). Ma i suoi concetti non mutano di un millimetro: “Piedi per terra”, va predicando il presidente Antonio. E poi rivela quanto sia difficile gestire una società di calcio. “È un mondo complicato. Basta poco. È difficile. Ma se siamo arrivati a questi livelli lo si deve a tutte le componenti della società: dai giocatori all’allenatore, da chi lavora ogni giorno a Zingonia dentro e fuori dal campo. E a mio figlio Luca, che ormai ha preso le redini della società”. La parola passa a Luca, ma i concetti sono sempre gli stessi: “Un grazie a chi lavora e prudenza per il prosieguo dei lavori, perché questo è un mondo difficile”.

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Antonio Percassi (Foto E.P.)

È vero che Bergamo sta vivendo in questi ultimi nove anni (gli anni di Gasperini allenatore) una realtà nuova e si lascia anche un po’ trasportare dall’entusiasmo. Ma sotto sotto, serpeggia anche un po’ di quel fatalismo bergamasco, cui gente delle valli o delle campagne della Bassa pianura, cresciuto col duro lavoro forgiato antropologicamente dalle condizioni del tempo atmosferico e privi spesso di agi economici, si ripete che questa bellissima storia potrebbe un giorno avere fine. È come se si preparasse al peggio. Perché è cresciuto così, perseguitato dalle sfortune. Ma forte, perché il bergamasco non molla mai. Ed è qui che si inserisce il concetto di Antonio Percassi: “Noter an gh’à de laurà (dobbiamo lavorare), mòla mia e piedi per terra”. Ma è bello sentirlo dire: “Dobbiamo migliorare”. E se per migliorare significa andare oltre a quanto già accaduto, beh, allora qui si apre lo spazio del sogno. Non perdere la categoria significa poter ripartire ogni anno per aggiungere un mattone all’edificio che si sta costruendo e che oggi è già diventata una bellissima casa. Ma che va curata e abbellita sempre per non farla deperire.

Il cammino è da fare tutti insieme. Poi a maggio, quando si tirano i bilanci di quanto è successo si può anche festeggiare, come è successo nel 2024 a Dublino. Auguri e Buon Natale Atalanta. Il Panettone quest’anno è squisito ed è pure condito con la crema.