Gasperini: “Cerchiamo di portare avanti il nostro volo il più a lungo possibile”

14

Il sito della Lega Serie A ha proposto una intervista esclusiva all’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini. Riproponiamo la versione testuale.

Se le avessero detto a inizio stagione che a oggi sarebbe stato capolista cosa avrebbe risposto?
Effettivamente era difficile da prevedere, anche in virtù delle prime giornate del mese di agosto che per noi è stato difficoltoso e con qualche sconfitta. Pensare di fare una striscia di dieci vittorie consecutive e di raggiungere la vetta della classifica non era facilmente preventivabile”.

forbes

Riavvolgo il filo indietro di qualche mese e le chiedo: al triplice fischio a Dublino quale film le passa davanti? Cos’è che ha sentito in quel momento?
In quel momento è stata una grande gioia, ma non sono gioie così diverse da quando fai una grande partita o vinci una partita particolarmente difficile. Il tetto della gioia è sempre quello. Quello che era diverso era quello che c’era intorno a noi. Ho visto una città veramente felice, che si è lasciata andare a un entusiasmo non preventivabile. Quello che è stato veramente bello è stato tutto il percorso di quella Europa League. Quando andiamo a rivedere non è solo la partita di Dublino, ma sono tutte le partite a cominciare da Lisbona, ma nel girone successivo: Liverpool, Marsiglia ecc. ecc. Abbiamo incontrato le squadre che nel loro campionato hanno vinto: in Portogallo, in Austria, in Polonia. In Francia. Il Marsiglia è una grossa squadra. Il Liverpool in quel momento era primo in Europa League. Il Bayern Leverkusen alla fine. Questo ci dà la sensazione che abbiamo fatto un percorso veramente molto forte”.

Nel momento in cui alzate quella coppa, è inserito in questo percorso un momento di spartiacque. Nel momento in cui questa squadra diventa un gruppo di vincenti che poi vi porta ad essere capolista.
Questo è quel famoso luogo comune. Sembra che i giocatori siano diventati vincenti in quel momento. Ma io non ho mai pensato così. Non lo pensavo prima, figurati adesso che abbiamo alzato una coppa. Vincenti lo sei nella vita sempre. Quotidianamente, con i tuoi limiti quando superi i tuoi traguardi. Questo è un luogo comune che va abbattuto. Va massacrato. Altrimenti nella vita c’è una generazione di frustrati che non trovano soddisfazione in niente se non nell’alzare la coppa”.

Lei e Bergamo che tipo di rapporto c’è con questa città dopo nove anni, dopo l’Europa League, dopo tutto quello che ha portato lei a questa città.
Nove anni. Diciamo che abbiamo fatto tanta strada. Abbiamo fatto veramente tante cose sempre in crescendo, sempre con tanta voglia, tanto entusiasmo. Sempre con tanti valori forti. Con tanto rispetto per tutti i giocatori che ci sono stati, anche con quelli che sono arrivati dopo, cambiando tante squadre sempre con un comune denominatore che è la proprietà che ha stabilito questi valori, questi comportamenti. Una città che è altrettanto sinonimo di valori. C’è stata una identificazione forte tra squadra, proprietà e città e il fatto che abbia portato anche dei risultati sportivi non è sempre facile, però già quello è qualcosa di vincente”.

Lei ha trasformato tantissimi calciatori. Potremmo dire che ha valorizzato il loro potenziale, però possiamo dire anche che l’ha visto e l’ha tirato fuori. Alcuni sono andati via e non hanno avuto quel tipo di fortuna. Lei quando vede un calciatore che gli passa davanti in allenamento cosa cos’è che vede. Come fa a tirare fuori da un ragazzo il 110-130 per cento?
Questo lo riconosco anch’io è la mia qualità migliore. Ruscire a intravedere le potenzialità di un giocatore che magari lui stesso è un po’ più scettico. Oppure si autolimita. Io magari gli do più fiducia di quanto lui ne abbia di se stesso. A volte bisogna anche confrontarsi. A volte bisogna essere più duri, a volte più teneri. Però non ho mai aggiunto niente a dei giocatori che già non abbiano. Ho sempre cercato di tirare fuori quello che fa parte di loro stessi, che fa parte del loro bagaglio e che a volte loro non ci credono”.

A me è balenato lì davanti Charles De Ketelaere. Però non so se sta pensando a lui o se sta pensando a qualcun altro.
Lui e altri ragazzi che hanno avuto una evoluzione positiva. Prima di tutto Charles è un ragazzo molto sensibile, un ragazzo intelligente, che si è messo a disposizione, ma che capisce. E questa è una componente molto importante. Quando parli con lui riconosce calcio, riconosce pregi, difficoltà e lavora per migliorarsi sempre, costantemente. E questa sua disponibilità lo sta portando a migliorare sempre le sue prestazioni e ad essere un giocatore sempre più forte”.

Lookman è un trascinatore per questa Atalanta?
Lookman è un top. Sotto l’aspetto caratteriale ci sono giocatori che hanno più continuità che sono più solidi, ma è normale. È il ruolo stesso che favorisce o meno. Lui deve essere sempre molto in condizione. Però è diventato un giocatore veramente straordinario. Tra i migliori in Europa se non al mondo. Perché è migliorata la sua continuità e per certi aspetti ha cominciato ad essere un po’ atalantino”.

Smardzci, il tocco di suola, il dribbling nello stretto. È un giocatore pazzesco. Cosa gli manca per essere titolare in questa Dea?
È un giocatore molto giovane che ha evidenziato il grande talento. Poi il calcio non è fatto solo di talento è fatto anche di tante altre componenti e lui è un ragazzo che dimostra di avere un talento particolare. Saprà lui coltivarlo e farlo diventare continuo, concreto ed efficace”.

Qual è l’obiettivo di questa stagione?
In questo momento non possiamo avere obiettivi così lunghi. Forse è questo il bello del calcio. Che ti permettono di fare percorsi come quello che abbiamo fatto l’anno scorso dove nessuno immaginava dove saremmo atterrati. Non lo possiamo sapere neanche adesso. Però continuiamo a cercare di portare avanti il nostro volo il più a lungo possibile”. (Fonte: Lega Serie A.it)