Si è sempre pensato che in campo internazionale il Var e gli arbitri fossero più equi e più severi rispetto alle “furbate” e alle simulazioni dei giocatori. E che, comunque, un errore o svista dell’arbitro potesse essere corretta in extrema ratio dal Var.
Questa sera a Bruges tutto ciò è stato smentito. E se un arbitro internazionale non si dimostra all’altezza si abbia almeno il coraggio di rimandarlo a casa e non richiamarlo più.
Persino Bergomi in sede di commento televisivo si è detto svuotato da una decisione del genere. Hien tocca leggermente Nilsson e questi si butta a terra con le mani sulla faccia manco avesse preso una gomitata da fargli perdere i denti. Una decisione che rischia di farti perdere la testa in campo trasformando la beffa anche con il danno delle susseguenti ammonizioni piovute per le proteste.
La partita è stata rovinata e condiziona anche la gara di ritorno. Gasperini a fine partita, a freddo, riflette sul fatto che i contatti, i falli di mano, le cadute, le simulazioni e quant’altro stiano diventando la normalità e allontanano dal vero spirito del calcio.
E se il Var da strumento di giustizia si trasforma in strumento che asseconda l’errore dell’arbitro e non riesce a individuare fin dove c’è il reale dolo del difensore sull’attaccante, rispetto alla simulazione dello stesso attaccante, allora ci si deve arrendere al fatto che non si tratta più di un gioco da campo, ma si sta trasformando pian piano in un videogioco.
Ormai la casistica di falli e contatti assai dubbi trasformati in rigori dati o non dati è notevole. Sarebbe il caso di cominciare a rivedere i protocolli per rendere sempre più efficace uno strumento che ha un fondamento basato sulla ricerca della verità nelle cose.
Non vogliamo che i nipoti dei nostri nipoti un giorno per guardare partite si dovranno recare nei palazzetti per guardarsi partite di e-sport.