(Adnkronos) – Non sembra siano bastate le parole di Matteo Salvini – con l'invito a guardare al futuro, piuttosto che al Ventennio – a stoppare le polemiche in Lega sul vicesegretario Roberto Vannacci. Le posizioni di revisionismo storiografico sul fascismo espresse sabato sera, e poi confermate a più riprese, con una implicita difesa del regime mussoliniano e delle stesse leggi razziali, non vanno giù a tanti dirigenti del partito di Via Bellerio. Ma l'ordine che Salvini ha dato ai suoi è tassativo: evitare le polemiche finché non si chiude la tornata elettorale, non possiamo permetterci scontri interni a pochi giorni dal voto, è il ragionamento del capo che è arrivato ai leghisti. La questione, in ogni caso, resta davanti agli occhi di tutti. Nessuno è però disposto a esporsi in prima persona. "Ma ormai lo dicono tutti, Salvini lo deve cacciare", dice a mezza bocca un parlamentare di primo piano del partito. Per ora a metterci la faccia sono stati due dei governatori in quota Lega. Lunedì Luca Zaia, impegnato da capolista in Veneto, ha detto no a qualsiasi revisionismo, ricordando la Shoah e la complicità di Mussolini nello sterminio con "le schifosissime leggi razziali". Oggi, Massimiliano Fedriga, presidente in Friuli Venezia Giulia, attacca Vannacci. "Il fascismo è stato uno dei grandi mali del nostro Paese, le leggi razziali la più grande vergogna, e su questo bisogna usare parole nette, non giustificazioni o giochi di parole per cercare di mascherare questa vergogna" avverte, esprimendo poi "vicinanza alla comunità ebraica". Zaia a Fedriga non entrano nel merito di quello che potrebbe diventare – dopo il voto – il pressing su Salvini per allontanare l'ex capo dei parà. Ma le distanze sono assolute. Qualcuno del partito starebbe intanto ripassando lo statuto approvato nell'ultimo congresso, in vista di possibili mosse a suon di regolamento contro Vannacci. Una ipotesi che per il momento resta tale. Particolare attenzione è rivolta all'art.34, dove vengono previsti i provvedimenti disciplinari, dal richiamo scritto fino "all'espulsione" nei confronti dei militanti, che ostacolino "l’attività della Lega per Salvini Premier o della articolazione territoriale regionale o ne compromettano l’immagine politica". A fare richiesta di un intervento disciplinare può essere il consiglio direttivo provinciale di appartenenza del militante finito nel mirino, poi a decidere sarà il consiglio regionale che potrà delegare la questione al 'Comitato Disciplinare e di Garanzia'. A dire l'ultima parola in appello sarebbe lo stesso Consiglio federale, dove hanno posto Salvini, i suoi vice tra cui lo stesso Vannacci, i governatori delle regioni, capigruppo di Camera e Senato e segretari regionali. Questo se dovesse finire a carte bollate, ma lo scenario non sembra all'ordine del giorno. Anche nelle chat dei militanti, si apprende, ci sarebbero interventi contro Vannacci, molti danno ragione a Zaia e Fedriga, qualcuno vorrebbe chiedere a Salvini di allontanare il generale, ritenuto incompatibile con i valori fondativi della Lega. La 'simpatia' di Vannacci per il fascismo, era già finita al centro di un burrascoso consiglio federale lo scorso settembre, alla vigilia del voto in Toscana. All'ex capo della Folgore, Susanna Ceccardi, pasionaria della Lega, nel parlamentino della Lega, aveva rimproverato a brutto muso la "svolta a destra" (che era pure lo slogan scelto da Vannacci per il voto regionale, finito con un solenne flop delle liste imposte da generale). Già in quell'occasione, Salvini, aveva stoppato tutti, decidendo di chiudere il Federale anzitempo, per non dare spazio alla lite tra il suo vice e l'ex sindaca di Cascina. Dopo la sconfitta in Toscana, il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari aveva accusato Vannacci per la debacle, spiegando che prima la Lega prendeva voti da destra e sinistra, come da tradizione bossiana e ora invece "prevale l'ideologia" di destra. A Vannacci veniva contestato l'azzeramento dei leghisti doc nelle liste: "La Toscana è una regione che comunque aveva la sua classe dirigente che in questa campagna elettorale è stata estromessa…". Anche in quel caso fu il leader Salvini a cercare di calmare gli animi, spiegando che si vince e si perde tutti assieme, e che il generale era un valore aggiunto del partito. Insomma, allora come oggi il leader del partito, cerca in tutti i modi di evitare che lo scontro deflagri, con conseguenze incontrollabili. Qualcuno dei suoi colonnelli ricorda che la cooptazione del generale, nacque anche per evitare che lo stesso Vannacci potesse dar vita a un partito personale, del suo 'mondo al contrario', che avrebbe creato non pochi problemi allo stesso Salvini, da tempo anche lui orientato verso una Lega nazionalista e sovranista, sbilanciata a destra. Ma la convivenza nata dopo il congresso di Firenze, dello scorso aprile, con il generale che alla fine si mette in tasca la tessera della Lega, specie nei territori del nord viene oggi particolarmente sofferta, come a più riprese ha fatto notare lo stesso Attilio Fontana, che detiene il copyright della frase "col ca… ci facciamo vannaccizzare". A difesa del generale scendono in campo i team Vannacci, già finiti nel mirino dell'ultimo federale, lo scorso 21 ottobre, ribadendo la correttezza della lettura del fascismo da parte del loro leader. Che per Natale vuole lanciare il suo nuovo libro, proprio dedicato alle sue tesi sul ventennio, che potrebbe chiamarsi 'la storia al contrario'.
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