(Adnkronos) –
Donald Trump smorza la tensione 'nucleare' delle ultime settimane e tende la mano a Russia e Cina. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti dichiarato oggi, sabato 15 novembre, che vorrebbe organizzare un incontro con i due Paesi per discutere proprio della riduzione degli arsenali nucleari. "Quello che vorrei fare è denuclearizzare, anzitutto organizzando un incontro con le tre maggiori potenze nucleari per ridurre le armi nucleari. Noi siamo i numeri uno, la Russia il numero due, la Cina il numero tre", ha detto ai giornalisti a bordo dell'Air Force One. Gli Stati Uniti hanno "più armi nucleari di qualsiasi altro Paese", ha aggiunto Trump. "La Russia è seconda, e la Cina è terza, ma entro quattro o cinque anni saranno al nostro livello", ha sottolineato. Le parole di Trump 'smorzano' la tensione che era cresciuta nelle ultime settimane, con minacce incrociate con la Russia di Putin. "La Russia e la Cina testano armi nucleari senza dirlo. Anche gli Usa faranno test", aveva annunciato il presidente degli Stati Uniti, facendo intendere in maniera diretta che gli Usa sarebbero tornati a effettuare test nucleari dopo uno stop di circa 30 anni. Il numero 1 della Casa Bianca si è espresso a riguardo nella lunga intervista trasmessa da 60 Minutes, storico programma della Cbs. "Abbiamo più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. La Russia è seconda. La Cina è terza, molto distante, ma sarà al livello della Russia tra cinque anni", ha detto accendendo i riflettori sul tema della denuclearizzazione: "E' un tema molto importante. Abbiamo abbastanza armi nucleari per far saltare in aria il mondo 150 volte". Perché Washington deve riprendere i test? "Beh, perché bisogna vedere come funzionano" le armi. "La Russia ha annunciato che li avrebbe eseguiti. Se ci fate caso, la Corea del Nord esegue test costantemente. Anche altri paesi li stanno facendo. Siamo l'unico paese che non li testa, e io voglio essere l'unico Paese che non li testa. Abbiamo un'enorme potenza nucleare che ci è stata data in gran parte perché quando ero presidente (e detestavo farlo, ma era necessario) ho ricostruito l'esercito durante il mio primo mandato. Sto dicendo che testeremo armi nucleari come fanno gli altri paesi, sì", aveva concluso Trump. Immediata la risposta russa, con Putin che, in una riunione del Consiglio di sicurezza, aveva dichiarato di dover "rispondere in modo adeguato" a test nucleari "condotti dagli Stati Uniti o da altri Paesi". Il presidente della Russia aveva quindi ribadito chiaramente che "se gli Stati Uniti o altri Paesi, che fanno parte del Trattato" di non proliferazione nucleare, "avessero condotto i test, la Russia avrebbe dovuto adottare misure adeguate in risposta". Mosca, nei giorni seguenti, non ha ricevuto alcun chiarimento da Washington in merito al significato preciso delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla ripresa dei test nucleari nel suo Paese. A dirlo era stato il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov durante un briefing, dichiarando che la Russia non ha chiarezza su cosa esattamente gli Stati Uniti intendano testare. Trump non ha specificato a quali test si riferisse, né se questi includessero l'utilizzo di testate nucleari. "Gli Stati Uniti stanno aumentando attivamente le armi strategiche offensive", aveva aggiunto inoltre il ministro della Difesa russo, Andrei Belousov, aggiungendo che Washington "pianifica la creazione di un nuovo missile intercontinentale, la produzione di un sottomarino strategico, la riattivazione di sistemi di lancio". "L'analisi delle dichiarazioni di alti funzionari statunitensi indica che Washington è orientata alla preparazione e allo svolgimento di test nucleari", ha incalzato il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore. La Nato ha importanti capacità di deterrenza nucleare, in particolare contro la Russia, ed è necessario parlarne di più in futuro perché "le nostre società devono saperlo". E' quanto ha sottolineato il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Mark Rutte, in un'intervista all'edizione domenicale di Die Welt anticipata dalla Dpa, proprio mentre aumentava la tensione tra Washington e Mosca sul fronte dei test nucleari. "È importante parlare di più della deterrenza nucleare con le nostre società, per assicurare che capiscano come questa contribuisca alla nostra sicurezza complessiva”, ha dichiarato Rutte, secondo cui "quando la Russia usa una retorica nucleare pericolosa e sconsiderata, le nostre popolazioni devono sapere che non c'è motivo di farsi prendere dal panico, perché la Nato dispone di un forte deterrente nucleare per preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l'aggressione”. E ancora ha insistito il numero uno dell'Alleanza: "La deterrenza nucleare della Nato è la garanzia ultima della nostra sicurezza. È importante che la nostra deterrenza nucleare rimanga credibile, sicura, protetta ed efficace”. Il presidente russo Vladimir Putin, ha ammonito, "deve sapere che una guerra nucleare non può mai essere vinta e non deve mai essere combattuta". Tra i Paesi non citati da Trump per l'incontro sulle armi nucleari c'è l'Iran, con cui gli Usa sono già in trattative sfociate nell'attacco americano a tre siti nucleari iraniani lo scorso giugno. L'Iran non mira a dotarsi di bombe nucleari, ma vuole raggiungere un "accordo pacifico sul nucleare" e non scenderà a compromessi sulla sicurezza nazionale. Lo ha detto il viceministro degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh al 12mo dibattito strategico di Abu Dhabi. "Teheran non è alla ricerca di bombe nucleari – ha dichiarato – E' pronta a rassicurare il mondo su questo punto. Siamo molto orgogliosi del nostro programma nucleare nazionale". Khatibzadeh ha aggiunto che gli Stati Uniti stanno inviando all'Iran, attraverso Paesi terzi, messaggi contraddittori sui colloqui sul nucleare. il presidente Masoud Pezeshkian ha però sottolineato che l'Iran non intende abbandonare il proprio programma nucleare né la propria "programmazione missilistica difensiva". In un intervento trasmesso dalla tv di Stato ha infatti dichiarato che Teheran "cerca la pace, ma non si piegherà alla coercizione". Il leader iraniano ha aggiunto che il Paese è disposto a "riprendere i colloqui sul programma nucleare", ma ha precisato che "il dossier missilistico non è sul tavolo dei negoziati". Intanto l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha chiesto all'Iran di ''rispettare gli obblighi'' e di autorizzare ''il prima possibile'' l'accesso alle sue scorte di uranio, per ''calmare le preoccupazioni degli alleati''. In una nota l'Aiea ha spiegato che dalla guerra di giugno con Israele non è stata in grado di verificare lo stato delle scorte di uranio. "E' fondamentale che l'agenzia sia in grado di verificare quanto prima possibile gli inventari di materiale nucleare precedentemente dichiarato in Iran", ha affermato l'Aiea nel suo rapporto, aggiungendo che le scorte di uranio di grado quasi nucleare erano "una questione di seria preoccupazione".
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