C’è un motto ad accompagnare ogni singola giornata di Stefano Travaglia da quando, nel 2010, si era trasferito ad allenarsi in Sudamerica. “Non importa cadere, importa avere la forza di rialzarsi“. Ci si è affidato negli ultimi anni, costellati da tanti infortuni e un tempo che passava inesorabile. Invece Steto, come lo chiamano gli amici, chiuderà il 2025 tra i top-200 ATP al termine di una stagione iniziata ad aprile perché un problema al tendine rotuleo lo aveva bloccato per mesi, ma poi vissuta a tutta birra. Per questo, con un bel sorriso, si concede un bell’8.5 nel giudicare la sua stagione.
Promozione strameritata, anche perché il Trofeo FAIP-Perrel presented by Intesa Sanpaolo & Sarco Lexus Bergamo è il suo ultimo impegno prima di qualche giorno di relax e 3-4 settimane di preparazione in vista della trasferta australiana. Ma vuole chiudere in bellezza: intanto è in semifinale dopo il doppio 6-3 con cui ha battuto Federico Arnaboldi. Un match più complesso di quanto dica il punteggio, anche perché il comasco l’aveva preparato benissimo sul piano tattico, giocando con ordine e facendo spesso le scelte giuste (per esempio, attaccare il rovescio di Travaglia). “All’inizio faticavo un po’ a rispondere al suo servizio, però ero molto solido nei miei turni di battuta e nel gioco da fondocampo – racconta Travaglia – e questo mi ha permesso di vincere il primo. Nel secondo sono partito un po’ a rilento, ma quando ho annullato una palla break sullo 0-2 e 30-40 ho capito che gli ero sempre attaccato nei game di risposta, e da lì sono ripartito“.
È un Travaglia di ottimo umore, desideroso di raccontarsi, quello che si concede un po’ di pausa prima della semifinale contro Marko Topo (le ultime due giornate saranno trasmesse in diretta TV su Sky Sport). Un Travaglia soddisfatto della scelta di non andare in Sudamerica per giocare i Challenger in Europa, sul cemento indoor. “Magari non come sulla terra, ma anche qui si possono fare tanti scambi. Certo, bisogna essere molto preparati fisicamente perché si corre parecchio, ma con qualche giorno di allenamento mi sono adattato bene, con la semifinale a Helsinki e quella a Bergamo“. Ex numero 60 ATP, Travaglia ha iniziato la sua stagione con mille dubbi. “Il ginocchio stava bene, ma non sapevo come avrebbe reagito a carichi di lavoro diversi, perché tornei e allenamenti sottopongono il fisico a stress del tutto differenti. Ho giocato tante partite, spesso partendo dalle qualificazioni, e il ginocchio ha risposto bene. Spero lo faccia ancora. Non sapevo di quanto tempo avrei avuto bisogno per avere buone sensazioni a livello tennistico. Insomma, alla fine mi darei 8.5“.
L’AIUTO DI MOTTI E LA MATURITÀ – Non c’è dubbio che a questa mini-rinascita abbia contribuito coach Alessandro Motti: nonostante abbia varie attività, ha garantito a Travaglia un impegno full-time a partire da giugno. “Era quello di cui avevo bisogno – continua Stefano – ci conosciamo da tanto, abbiamo anche giocato qualche doppio insieme, quindi l’adattamento è stato rapido. Dovevamo soltanto conoscerci a livello lavorativo, ma la sua presenza costante mi ha permesso di resettare alcuni aspetti tecnici che si possono perdere giocando quasi ogni settimana. Mi ha dato solidità con i fondamentali e i risultati si sono visti, perché a Modena ho vinto il torneo a poche settimane dall’inizio della collaborazione. Sin dall’inizio mi è piaciuto come rispondevo ai suoi suggerimenti e come li ho messi in pratica, soprattutto nei punti importanti, aspetto cruciale perché capita di perdere partite dopo aver vinto più punti dell’avversario. Mi ha dato solidità, abbiamo fatto un ottimo lavoro e dividerei il merito al 50%: mio perché metto in pratica quello che dice, suo perché mi dà una grossa mano“.
Travaglia compirà 34 anni il prossimo 28 dicembre e, parlandogli, si percepiscono una profonda maturazione e una certa serenità. Aspetti che risaltano ancora di più ripensando a qualche anno fa, quando il suo carattere fumantino emergeva anche sul campo. Per questo è naturale chiedergli quali consigli darebbe al se stesso di vent’anni fa, quando si affacciava al tennis. E se il Travaglia 14enne sarebbe orgoglioso di quello che poi avrebbe ottenuto. “È facile parlare col senno di poi, perché ho avuto tanti infortuni, ma gli direi di investire di più su un team che si occupasse anche di preparazione atletica e fisioterapia. Però non gli direi di essere più pacato, perché quell’euforia che a volte si sfogava con ira, rabbia e racchette rotte mi ha permesso di diventare quello che sono. Magari perdevo la partita, ma il giorno dopo ero il primo ad arrivare al circolo ad allenarmi, per mostrare a tutti – ma soprattutto a me stesso – che la voglia c’era. Quanto agli obiettivi… ne avevo tanti. Sognavo di entrare tra i top-100, di giocare in Coppa Davis e vincere un titolo ATP. Quest’ultimo l’ho soltanto sfiorato, poi dopo la finale persa con Sinner mi ero prefissato di entrare tra i top-50. Non dico che l’anno prossimo punterò a quello perché ragiono su piccoli step, però, un passo alla volta… chissà. Quest’anno ho raggiunto tutti i miei obiettivi: giocare senza infortuni, tornare a giocare gli Slam e vincere un Challenger. L’anno prossimo punto a essere competitivo senza stop forzati. Quanto allo Steto di 20 anni fa… secondo me sarebbe contento sia di quello che ho ottenuto, sia di quello che sto facendo adesso. Non credo sia scontato”.
UN TALENTO DA ALLENARE – E qui torniamo al motto, alla voglia di rialzarsi dopo ogni caduta. Quando elenchiamo le difficoltà e gli ostacoli tra cui ha dovuto slalomeggiare in oltre 900 partite da professionista, Travaglia annuisce e poi dà una risposta molto articolata quando per spiegare la sua capacità di non perdere mai fiducia. “Negli ultimi anni ho giocato a intermittenza, quindi spendevo un mucchio di energie per fare punti, però sentivo che a livello tennistico non mi ero perso nulla. Sapevo che continuità e lavoro atletico, con un ‘rinfresco’ a livello tennistico, mi avrebbero permesso di fare ancora bene. Dall’operazione al gomito del 2022 in avanti, la differenza l’ha fatta la maturità in campo e fuori. Faccio le cose giuste più costantemente, ho grande motivazione e quello che faccio mi piace più di prima. Un merito? Ho trovato gli stimoli anche quando le cose non andavano bene, ho provato a godermi il percorso e a dare tutto come quando ero salito al numero 60. Non dico divertirmi, ma trovare stimoli che mi facessero godere ogni momento sul campo da tennis“.
Per farlo, ha dovuto riconsiderare anche certe abitudini: “Io sono un grande lavoratore, ho talento ma deve essere allenato. Ho approfondito questi aspetti con i team che mi hanno seguito, occupandomi minuziosamente della parte atletica perché avevo avuto infortuni. E su quella tecnica ho cercato di migliorarmi perché giocavo alla pari con i più forti, ma capitava di perdere a causa di momenti bui e il mio carattere molto acceso. Ho smussato gli angoli, e farlo costantemente mi ha portato ad avere buoni risultati“. Intanto è già numero 190 ATP nella proiezione ranking, ma potrebbe salire ancora in caso di finale o vittoria. Dovesse vincere il torneo si assesterebbe intorno al numero 157 ATP, subito alle spalle del 40enne Stan Wawrinka, uno che non ha intenzione di mollare.
Vedendo il Travaglia attuale, che a (quasi) 34 anni si muove alla grande, è lecito domandarsi quanto possa continuare. E quali possano essere gli obiettivi realistici per il futuro. “Cerco di vedere le cose positive: è vero che ho avuto tanti infortuni, ma mi hanno forgiato a livello mentale. Oggi sono più forte e consapevole. Sul futuro io penso a piccoli step: se fossi numero 400 magari direi altre cose, ma il mio obiettivo è provare a tornare tra i top-100 perché adoro affrontare i più forti e giocare i grandi tornei. Sulla longevità… mi piace come il mio fisico ha reagito ad allenamenti diversi, e mi piace essere stato competitivo per tante partite. Quando ero top-100 è capitato che non fossi in grado di competere perché avrei potuto lavorare meglio, ma adesso ho raggiunto la piena conoscenza del mio corpo: ognuno ha bisogno di cose specifiche sul piano atletico e fisioterapico. Per adesso dico che sono carico per il 2026, poi magari facciamo un’altra intervista e potrò rispondere in modo più preciso“.

GUERRIERI LOTTA COME UN LEONE, MA LA SPUNTA ENGEL – Per raggiungere la dodicesima finale Challenger in carriera, Travaglia dovrà battere Marko Topo. Nel primo match di giornata, il 22enne bavarese si è imposto 7-5 6-3 su Francesco Passaro grazie a una prestazione di alto livello, incentrata su servizio e un dritto molto potenti. Topo ha accettato di lottare nel territorio preferito di Passaro, le botte da fondocampo, e spesso è stato lui ad avere la meglio in scambi giocati a ritmi molto elevati. Subito avanti, si era fatto raggiungere sul 5-5 ma uno strappo all’undicesimo game ha sigillato il primo set. Nel secondo parziale, un break al quinto gioco ha indirizzato definitivamente la partita.

Negli ultimi game è sembrato che Passaro non ci credesse più molto, ma il suo avversario non gli ha mai dato respiro. Prima apparizione a bordocampo per Stefano Pescosolido, che accompagnerà il perugino nella preparazione invernale con la prospettiva di seguirlo anche nel 2026. Prosegue il torneo del baby Justin Engel, che però ha faticato moltissimo per avere la meglio su uno splendido Andrea Guerrieri. In oltre due ore di battaglia, l’emiliano ha azzerato le circa 400 posizioni di differenza (n. 196 contro n. 573). Il suo tennis morbido, atipico, si è appoggiato alla perfezione alle botte di Engel e si è assistito a un match equilibrato e spettacolare, reso divertente dall’evidente contrasto di stili. Con un atteggiamento molto composto, Guerrieri è riuscito a portare il match al terzo (peraltro dopo aver perso il primo con qualche recriminazione). Si è giocato punto a punto, con Guerrieri capace di salvarsi sul 5-6 e 0-30 con un paio di punti fortunati, e di portarsi addirittura 2-0 nel tie-break finale. Nel momento del bisogno, Engel ha effettuato un paio di giocate di qualità e tanto è bastato per condurlo in semifinale. Il tedesco ha evidenziato un grande potenziale, ma alcune scelte tattiche e qualche alto e basso hanno tradito i suoi diciotto anni. In qualche modo, la fiducia e l’esperienza accumulata nel 2025 gli è bastata per vincere un match molto complicato. Peccato per Guerrieri, che è stato a pochi punti da un’impresa quasi clamorosa. E non meritava di chiudere con un doppio fallo che ha sigillato il punteggio sul 6-3 3-6 7-6.
DIRETTA TV – Le ultime due giornate degli Internazionali di Bergamo – Trofeo FAIP-Perrel presented by Intesa Sanpaolo & Sarco Lexus Bergamo godranno di diretta TV. Semifinali e finale saranno trasmessi in diretta su Sky Sport, che garantirà la copertura su Sky Sport Tennis, canale 203. Le due semifinali (alle 18 e alle 20) saranno commentate da Calogero Destro, mentre la finale di domenica pomeriggio vedrà al microfono Federico Ferrero.
BIGLIETTI – All’ingresso del palazzetto, tra i Gate 2 e 3, si trova la biglietteria per acquistare i tagliandi per le varie sessioni. In alternativa, si possono acquistare online sulle piattaforme TicketOne e Clappit, i cui link diretti sono reperibili dal sito del torneo www.internazionalidibergamo.it. (Fonte: Internazionali di Bergamo Faip-Perrel)













