Ducati può crogiolarsi con il secondo titolo piloti dopo una rincorsa durata 15 anni. Tanto, infatti, il tempo che separa l’impresa di Casey Stoner del 2007 all’iride ottenuto da Francesco Bagnaia (Ducati Lenovo Team) nell’ultimo round del 2022, corso a Valencia.
Tre lustri fatti di tentativi, inciampi, scommesse e rivoluzioni. Ma ora la maledizione è rotta e i calici alzati al cielo sono pieni di bollicine. Così, mentre gli uomini in rosso brindano, uno sguardo indietro permette di ripercorrere il lungo purgatorio del marchio di Borgo Panigale, ora salito in paradiso.
Lo stile e il carattere senza compromessi di Stoner sono rimasti impressi a tanti, nel paddock del grande circus. L’australiano, maestro nell’uscire di traverso dalle curve di Phillip Island, dopo aver ottenuto l’iride nel 2007 ha corso per altre tre stagioni sulle Desmosedici, portando a casa diverse vittorie, ma mancando il bersaglio grosso. Nel 2011 è passato alla Honda, lasciando la sua sella a un pilota amato e affermato: Valentino Rossi.
Una star italiana su una moto della penisola: sembrava la premessa perfetta per una fiaba a lieto fine. Ma al posto della gioia, c’è stato lo shock: Rossi lasciava una moto, la Yamaha, conosciuta per la sua maneggevolezza ed efficacia, vincitrice degli ultimi tre titoli in top class. E saliva su un mezzo indicato come scorbutico, a tratti violento. Un trauma mai superato. Parlano i risultati: un solo podio nella prima stagione insieme, due in quella successiva. Poi il divorzio.
Dato l’addio al campionissimo, il reparto corse di Borgo Panigale ha chiamato fra le sue fila Andrea Dovizioso. Con lui Ducati è cambiata, soprattutto a livello tecnico. Basta notare il progressivo sviluppo sul fronte aerodinamico, dove ha tracciato la via per tutti. I primi semi ci hanno messo un po’ a germogliare. Nel 2016, sotto la pioggia di Sepang, la prima vittoria di Dovizioso con il marchio emiliano.
Poi, nel 2017, la grande novità del box in rosso: l’arrivo di Jorge Lorenzo come compagno di squadra di Dovizioso. Lo spagnolo proveniva dalla Yamaha e tentava l’impresa fallita da Rossi, nel frattempo tornato alla casa dei tre diapason.
Coincidenza o no, in quella stagione Dovizioso è esploso: sei vittorie e il titolo conteso fino all’ultima gara a Marc Marquez e alla Honda, poi sfuggito. L’italiano era in forma, la Ducati competitiva come forse non mai. E Lorenzo, dopo un avvio prudente, stava prendendo le misure alla nuova moto.
Nel 2018 Lorenzo ha ottenuto tre vittorie, dimostrando che la rossa era veloce anche nelle sue mani. Un acuto in più per Dovizioso, che si è riconfermato vicecampione per il secondo anno consecutivo. A fine stagione lo spagnolo è passato alla Honda e ha salutato la compagnia, mentre l’italiano nel 2019 ha chiuso il Mondiale ancora secondo, con due vittorie.
Un 2020 complicato, influenzato per tutti dalla pandemia, ha portato Dovizioso e Ducati a interrompere il rapporto a fine anno. Per Borgo Panigale, dunque, la scelta: con chi sostituirlo? Gli occhi sono caduti su Bagnaia, nel 2018 iridato nella classe intermedia e dal 2019 impegnato nella classe regina sulle Ducati targate Pramac. Per lui era il momento della promozione nel team ufficiale.
Pecco, come è soprannominato, non ha deluso: nella seconda metà del 2021 quattro vittorie, in totale sei pole position e altri cinque podi. Su tutto, in ogni caso, un finale in crescendo. Il rivale numero uno, Fabio Quartararo (Monster Energy Yamaha MotoGP™), era avvertito: nel 2022 avrebbe dovuto fare seriamente i conti con lui.
E così è successo. Una prima parte della stagione costellata da errori e sfortune, la seconda da mattatore. Sette le vittorie totali, di cui quattro consecutive. Il verdetto finale parla di un titolo iridato che profuma di storia: arriva 15 anni dopo Stoner, 13 dopo l’ultimo di Rossi, a 50 dal precedente iride di un pilota italiano in sella a una moto italiana, Giacomo Agostini sulla MV Agusta nel 1972. Per Ducati, inoltre, una soddisfazione tripla: oltre all’iride piloti, quello team e costruttori. (U.S.)