Da Best a Socrates, la maledizione dell’alcol

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Un buon pediatra raccomanda ai genitori le sane pratiche alimentari per tirare su il bambino. Lo faceva, sicuramente, anche Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio noto come Sócrates, laureato in medicina e capitano del Brasile ai mondial’ ’82 e ’86. Ma il dottore, elegante in campo e signore fuori, non ha imposto regole a se stesso, cedendo al vizio dell’alcol che ne ha logorato il fisico fino a stroncarne l’esistenza a soli 57 anni. Il calcio dice addio con tristezza a un altro campione, vittima del vizio. La fine che più ha impressionato è stata quella di George Best, talento assoluto d’oltremanica. Altri hanno segnato in modo negativo e indelebile la propria carriera, come Paul Gaiscogne, che in campo si è presentato più volte ubriaco. La lista dei calciatori che hanno unito genio e sregolatezza è lunga; molti di essi non hanno resistito al fascino della bottiglia. La cronaca continua a riempirsi di notti brave che vedono protagonisti gli artisti del pallone. Eccessi che non passano inosservati, esempi da non seguire. Si parla spesso, e giustamente, dei pericoli della droga e del doping. L’alcol miete vittime in modo silente e chirurgico. E nel calcio questa pratica ha molto spesso un triste epilogo.

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