Thiago Motta schiera un 4-2-3-1 con tra i pali Skorupski; la linea a quattro composta da Lykogiannis, Lucumi, Soumaoro e Posch; davanti la difesa due mediani Schouten e Moro; sulla trequarti Aebischer, Ferguson e Orsolini; come unica punta Sansone, vista l’assenza di Arnautovic.
Un modulo, il 4-2-3-1, che in fase di possesso si trasforma in un 2-3-2-3, con i due difensori centrali a impostare e iniziare l’azione; poi una linea di tre con Schouten, che si abbassa più rispetto al compagno di reparto, e i due terzini; ad avanzare un’altra linea di due con Ferguson e Moro a supporto dei tre più avanzati.
In fase di non possesso, invece, la squadra tende a schierarsi in un 4-5-1: a copertura della difesa, Thiago Motta forma una linea a cinque a centrocampo, dove il centrale è Schouten con accanto Moro e Ferguson, aiutati sulle fasce dai rientri di Aebischer e Orsolini.
SISTEMA DI GIOCO – Iniziale: 4-2-3-1; Fase di possesso: 2-3-2-3; Fase di non possesso: 4-5-1.
FASE DI POSSESSO – La costruzione del Bologna di Thiago Motta, quando il pallone è in possesso del portiere, inizia prevalentemente dai difensori centrali che si dispongono sulla linea perimetrale dell’area di rigore. Larghi troviamo i due terzini, che a seconda del lato dove si trova la palla stanno più o meno bassi in modo che possano dare una ulteriore possibilità di passaggio al difensore centrale. Infatti la prima costruzione, quando le linee centrali sono occupate e i centrocampisti chiusi, passa spesso dai piedi dei terzini.
Non è raro però che la squadra in determinati casi scelga di iniziare con una costruzione diretta: quando questo accade, si va a cercare il centravanti, che fa da sponda per l’inserimento degli esterni d’attacco o dei centrocampisti più offensivi.
Sviluppo – La manovra, dopo avere passato la prima linea di pressione avversaria, si sviluppa principalmente sulle fasce con triangolazioni tra il terzino, il centrocampista e l’esterno d’attacco; in questo caso, in base alla posizione del pallone e al tipo di pressione avversaria si sceglie se avanzare palla al piede o se optare per un cambio di gioco sulla fascia opposta a sfruttare zone di campo più libere. Fondamentali a questo tipo di sviluppo sono Moro e Schouten che, quando la palla è in possesso del terzino, si propongono sempre a supporto per dare al difensore più di una alternativa.
Lateralità – Il Bologna sfrutta tutta l’ampiezza del campo per allargare le difese avversarie e poi o creare situazioni di uno contro uno o sfruttare gli inserimenti in area. Il gioco viene spesso sviluppato a destra per sfruttare tutta la maggior abilità tecnica e offensiva di Orsolini, che, grazie alle sue capacità, crea superiorità numerica per poi mettere in mezzo o andare alla conclusione. Una costante che troviamo spesso è la creazione di triangoli a ridosso della linea laterale di destra, composti da Moro, Orsolini e Ferguson che scambiano il pallone con il fine di trovare il modo migliore per essere pericolosi.
Rifinitura – Nella zona di rifinitura, il giocatore chiave è Ferguson, che deve essere sempre bravo a trovarsi in zone di luce per i propri compagni. Oltre a lui, in rifinitura, agiscono spesso anche gli esterni Orsolini e Aebischer, che provano a creare superiorità numerica sia saltando il difensore avversario sia grazie agli uno-due. Il primo, più spesso chiamato in causa, è solito provare il dribbling per poi attaccare a testa bassa l’area avversaria. Il secondo, meno offensivo, spesso aspetta all’arrivo del terzino con cui fraseggiare e poi cercare o il cross in area o lo scarico al limite dell’area proprio per il fondamentale Ferguson.
Finalizzazione – Il Bologna di Thiago Motta in fase di finalizzazione non si affida a una unica soluzione, ma a seconda del posizionamento avversario, di volta in volta, sceglie come attaccare la linea difensiva. Una delle soluzioni maggiormente utilizzata è la triangolazione tra ala e terzino che porta uno dei due a entrare in area e scegliere se tirare o mettere in mezzo. Un’altra giocata spesso utilizzata dalla squadra è l’attacco diretto alla linea difensiva con verticalizzazioni verso gli inserimenti di Ferguson che poi può optare per tirare o servire l’attaccante in posizione centrale in area.
Non mancano comunque le sovrapposizioni dei terzini, soprattutto sul lato sinistro, e i cross in area per il centravanti e i centrocampisti abili a inserirsi.
FASE DI NON POSSESSO – La prima azione difensiva della squadra viene fatta principalmente dalla sua punta, che chiama la pressione e a sua volta viene seguita dal trequartista. Entrambi vanno in pressione sui centrali difensivi della squadra avversaria. E così via parte un’azione di pressione generale da parte dei membri della squadra volta al non far avanzare il pallone. Quando il pallone arriva nella propria metà campo questa fase di pressione si accentua e si cerca di andare in pressing uomo su uomo. Tutto questo si accentua ancora di più quando gli avversari sono disposti in modo disorganizzato, così la squadra pressa forte al fine di recuperare la palla e avere il vantaggio di trovare poi gli avversari messi male.
Gioco difensivo a centrocampo – In azione di non possesso la squadra dapprima parte con un’azione di marcatura uomo a uomo, successivamente con l’avanzamento dell’avversario inizia a non pressare più uomo su uomo con lo scopo di riconquistare il pallone, ma crea una linea piatta che si spezza a seconda del giocatore che esce a coprire l’avversario. L’unico calciatore a non stare in linea è Schouten, che si abbassa di qualche metro per creare densità e quindi protezione ai due centrali difensivi.
Linea di difesa – In fase di non possesso la difesa si dispone a 4, i difensori si dispongono tutti in linea, e difronte agli attacchi avversari si stringono per dare maggior compattezza e coprire le imbucate centrali. Difendono quindi la loro zona di competenza e nel momento che un avversario riesce a superare la linea di centrocampisti si stacca dalla linea il difensore di pertinenza per andare a coprire lo spazio tra la palla e la porta. Succede spesso che dal lato destro, il terzino si trovi a dover fronteggiare gli avversari da solo visto che Orsolini talvolta arriva in ritardo e quindi non da un adeguata copertura al compagno; che a sua volta è costretto a uscire, rompendo sia la linea con i compagni di reparto ma anche la compattezza centrale che si era creata.
TRANSIZIONI – Il Bologna in transizione offensiva si comporta spesso con un modo abbastanza decifrabile. Quando la difesa avversaria è organizzata preferisce affidarsi a degli appoggi vicini per consolidare il proprio possesso e poi attaccare con il solito sistema di gioco. Quando invece la squadra si rende conto che la difesa avversaria non è perfettamente organizzata e quindi potrebbe fargli male prova subito la ripartenza, che sia con degli scambi e triangolazioni veloci o che sia con un attacco diretto alla linea, o verso la punta oppur verso la corsa delle ali che cercano la profondità.
Difensive – Quando invece la squadra perde il pallone e quindi perde il possesso, prova immediatamente a riconquistarlo nell’arco dei primi secondi se ci si trova nelle zone avanzate del campo, in quanto una immediata riconquista comporterebbe una ottima occasione in zona offensiva. Se invece la squadra perde il pallone nelle zone arretrate del campo, il giocatore più vicino cerca di coprire il pallone per non dar modo all’avversario di poter fare male, nel mentre il resto della squadra si dispone nel consueto ordine tattico.
Punti di forza – Il Bologna è una squadra giovane con alcune buone individualità che garantiscono tecnica e dinamismo alla squadra. In contropiede possono sfruttare l’ottima abilità dei loro attaccanti nel puntare la porta. Grande pericolosità con gli inserimenti dei centrocampisti, su tutti Ferguson. Ordine tattico in quasi tutti i momenti della partita.
Punti di debolezza -In costruzione la squadra va in difficoltà quando vengono oscurati i due mediani. Quindi si è costretti ad attuare un giro-palla tra i difensori o a un lancio lungo in profondità. La linea difensiva si trova in difficoltà quando viene attaccata con molti uomini e soprattutto quando gli attacchi arrivano dalle fasce. I centrali difensivi spesso si fanno cogliere impreparati sui tagli degli attaccanti.
Analisi realizzata da Nico Costantino, Match Analyst associato AIAPC