“Go” ben riuscito, tocca allo sport

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Celebrare la propria cultura e storia senza scadere nell’autoreferenza, esaltare i valori nazionali consentendo al resto del mondo di conoscerli e condividerli, mettersi in gioco con stile e humor tradizionalmente english, ma soprattutto lasciare a sette giovanissimi atleti di accedere il braciere olimpico. Ancora una volta la Gran Bretagna riesce a fare la differenza, regalando uno spettacolo indimenticabile, emozioni che hanno saputo coinvolgere gli stessi 15mila protagonisti della scena nel grandioso stadio olimpico di Londra, teatro della cerimonia inaugurale dei Giochi. Chi avrebbe mai detto che la Regina Elisabetta II si sarebbe prestata al ruolo di Bond Girl o che il mitico Mr Bean, al secolo Rowan Atkinson, avrebbe fatto la sua incursione sulle note della colonna sonora di “Momenti di gloria” rivisitando la scena della celebre corsa sulla spiaggia in chiave onirica e satirica? Tutto esaltante e nulla di banale nella sapiente e intelligente regia di Danny Boyle, che ha dato tanto spazio ai bambini e ai giovani, senza dimenticare quanto nei secoli hanno fatto i padri, passando dalla cultura contadina alla rivoluzione industriale fino alle trasformazioni dei nostri giorni e fermandosi a ricordare i caduti delle due guerre che hanno segnato il ventesimo secolo e al cui esito il popolo britannico ha offerto il suo pesante tributo. Filo conduttore la Tempesta di Shakespeare, che ha aperto un ventaglio di messaggi, facendo dimenticare le manifestazioni da superpotenza che s’erano viste in passate edizioni d’inizio Olimpiadi, a cominciare da quella di Berlino 2006, scenario di tragici presagi. La sfilata dei diecimila atleti partecipanti alla trentesima edizione dei Giochi Olimpici, in rappresentanza di 204 Paesi, è un tripudio di gioia, fierezza di esserci. La nostra portabandiera Valentina Vezzali è una maschera sorridente, le ragazze arabe con velo e senza avanzano con dignità, Muhammad Alì è straordinario come lo fu ad Atlanta ’96 quando accese tremolante il tripode. Ci sono gli haitiani a cui il Centro Sportivo Italiano ha dato una grossa mano per ricostruire le basi agonistiche dopo il terribile terremoto che ha sconvolto il Paese. Sono trascorsi quarant’anni dalla strage di Monaco, quando il commando di Settembre Nero fece vittime tra gli atleti d’Israele, che sceglie di infilare un fazzoletto nero nel taschino delle giacche, un modo serio e signorile per ricordare degnamente i loro connazionali . I brividi sono consumati. Ora spazio allo sport.

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