Us Open, prima volta di Andy

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Andy c’è sempre una prima volta!Trionfo dello scozzese agli Us Open 2012, in una magnifica finale sconfigge il campione uscente Nole Djokovic e si aggiudica per la prima volta in carriera (ma siamo pronti a scommetere, che non sarà l’ultima) un titolo dello Slam. Splendida la finale, splendida la cornice di pubblico, nel quinto lunedi di fila, che vede disputarsi l’ultimo incontro a New York. Questa volta la “colpa” è dell’allarme tornado che ha posticipato di una giornata il programma finale, con buona pace dei 25.101 spettatori che hanno assistito ad uno spettacolo indimenticabile. La medaglia d’oro olimpica al collo è servita a dare maggiore consapevolezza ad un campione, che ancora non aveva assaporato il gusto del succeso più dolce. Il numero 4 del mondo è decisamente diverso da qualche mese fa, se si escludono le ormai note “sceneggiate” quando si trova sull’orlo del baratro tecnico, ha trovato continuità, efficacia e
vive un momento di condizione fisica semplicemente disarmante. Il tutto condito dalla “spezia” Lendl, senza il quale molto probabilmente Andy non sarebbe arrivato fino a qui. Le sue parole di ringraziamento a fine partita, con la Coppa fra le mani, valgono più di tutti gli attestati di stima reciproca fra coach e campione. Il match: partenza ad handicap per entrambi, frutto della grande tensione e del vento che anche questa volta sembra volerla fare da padrone.
Break e controbreak, un paio di giochi “salvati” da 0-40 e si arriva al tie-break. Nole si porta avanti di un mini-break, ma viene raggiunto e superato, resiste aggrappandosi al rovescio da fondocampo, annullando ben 5 set-points, prima di sparare malamente fuori un dritto che consegna il primo parziale (ed il tie-break più lungo nella storia delle finali: 12-10) all’amico-rivale. Il colpo è di quelli da peso massimo ed anche un grande incassatore come il serbo, finisce per vacillare; il secondo set pare un assolo con lo scozzese avanti 4/0 in un amen per la gioia degli illustri connazionali (Sir Alex Ferguson e Sean Connery) e dei propri sostenitori in tribuna. Ma come il vento, anche la partita può cambiare in un battito di ciglia ed ecco che assieme alla forza delle folate sul Centrale, cala anche l’intensità del gioco di Murray, costretto suo malgrado a vedersi recuperare fino al 5 pari. Qui un game sciagurato di Nole (con uno smash a campo aperto ed un comodo dritto sparacchiati malamente fuori), regala in maniera inaspettata il secondo set nuovamente a Murray, che ora si sente ad un passo, un piccolo passo dal sogno. Certo questa “malsana” consapevolezza, unita alla strana “magia” di questa edizione, in cui in tanti hanno vinto recuperando da un parziale di 0 set a 2, combina una miscela esplosiva capace di infondere nuove energie nello svantaggiato e (ora) sfavorito numero 2 del mondo. 6/2 6/3 per Nole nel terzo e quarto parziale, con la sfida nuovamente in equilibrio. Tutto si deciderà nel quinto set, ma sono già passate quattro ore, che finiscono inevitabilmente per minare i due contendenti nella testa e nelle gambe. I primi crampi e le prime difficoltà si fanno sentire pesantemente, con la migliore condizione di Andy a prevalere, portandogli in dote un paio di accelerazioni ficcanti, sufficienti a portarlo avanti 3/0, in pratica un allungo decisivo. Djokovic non può più reagire e finisce con lo “spegnersi”, cedendo di schianto 6/2 l’ultimo parziale.
Restano i numeri importanti, come la prima vittoria di Murray a New York, i 76 anni passati dall’ultimo trionfo britannico (Perry 1936), le 4 ore e 54 minuti di durata complessiva (ad un solo minuto dal record di Lendl-Wilander 1988), i 710.00 ed oltre spettatori che hanno potuto godere dal vivo di questa edizione 2012. Ed ora dobbiamo solo attendere gli ultimi fuochi d’artifico (tornei asiatici, Bercy, Master), prima di mandare agli archivi anche questa altra grande stagione di tennis, che ha visto trionfare i 4 primi giocatori del mondo nelle quattro prove più importanti del circuito (Djokovic-Melbourne; Nadal-Parigi; Federer-Wimbledon; Murray-New York e Londra Olimpica).

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( commento di Luca Polesinanti )