Morgan De Sanctis, di professione portiere, è un calciatore votato alla correttezza. Lo era ai tempi della militanza nell’Udinese, lo è adesso che difende la rete del Napoli. Ma anche i più corretti e leali incorrono in qualche passo falso. A De Sanctis è successo al 36° del secondo tempo della partita che ha visto il Napoli uscire sconfitto dallo stadio di Bergamo. Il portiere, come riferisce l’arbitro, è stato sanzionato con l’ammonizione, tecnicamente “per comportamento non regolamentare in campo”. Ciò che è accaduto, in realtà, è molto antipatico e certamente non va ascritto a esempio di bon ton. Nel referto arbitrale è scritto che “in modo non regolamentare (brusco) strappava dalle mani di un raccattapalle il pallone per accelerare la ripresa di gioco”. In altri termini, e le immagini non tradiscono come pure l’impressione che si è avuta dalla tribuna, avrebbe colpito con uno schiaffo il ragazzo che teneva tra le mani il pallone da restituire per la ripresa del gioco. Il gesto è stato visto e sottolineato con chiara reazione verbale dal pubblico con tanti di apostrofi non proprio amichevoli all’indirizzo di De Sanctis e, come detto, sancito dal cartellino giallo. Al di là del deferimento e delle ulteriori conseguenze sul piano disciplinare, resta la profonda antipatia e insensatezza del gesto. Quando si è sotto di un gol il tempo è prezioso e lo scorrere dei secondi fa salire la tensione ma ciò non può giustificare un comportamento contrario a qualsiasi regola di rispetto e civiltà, in campo e fuori. Se anche uno come De Sanctis si lascia andare, c’è da preoccuparsi. Il calcio ha bisogno di buoni esempi, di allontanare odio e violenze. Un gesto sbagliato e istintivo, quello del portiere napoletano. Nessun tribunale dell’inquisizione, ma non vogliamo né possiamo assistere ad altri episodi come quello di Bergamo. Pur nella consapevolezza che soprattutto i numero uno, i primi a essere bersagliati, devono sopportare di tutto e di più e proprio per questo dimostrare grande senso di responsabilità e autocontrollo.