A Londra probabilmente storceranno la bocca per l’assenza del beniamino di casa Andy Murray, ma per gli appasionati tifosi tennisti non poteva esserci accoppiamento migliore. Il lunedì “british” ospiterà l’ennesima puntata della grande rivalità fra Novak Djokovic e Roger Federer, reduci dal cambio della guardia in testa alla classifica ATP. E’ quindi scontato che alla finale dell’ultimo atto stagionale si presentino i due attori principali, che orfani del terzo “incomodo” Rafa Nadal (ancora ai box per i noti problemi al ginocchio), si giocheranno ancora una volta un titolo ambito e non solo per la gloria. Nel penultimo atto del torneo “cadono” sconfitti rispettivamente Del Potro e Murray. Seguendo il percorso cronologico del pomeriggio, il primo a centrare la finale è Nole, che fresco di ritorno al numero 1 del ranking, si trova di fronte la potenza e la classe dell’argentino reduce da due vittorie indoor consecutive contro Re Roger (finale di Basilea e girone di qualificazione), un biglietto da visita tutt’altro che disprezzabile. In effetti l’inizio è promettente per i colori biancocelesti, con il gigante sudamericano a sfoderare servizi e dritti di incredibile potenza, costringendo il serbo a cedere prima il servizio e poi il primo parziale (6/4). La strada sembra fin troppo in discesa, tanto più che anche il secondo parziale riparte con un break e per Nole il baratro della sconfitta pare inevitabilmente avvicinarsi. La sua proverbiale capacità di tirare fuori il meglio nei momenti importanti e soprattutto di giocare perfettamente i punti cruciali, gli viene in soccorso anche questa volta, unita alla condizione atletica ancora ai massimi livelli nonostante il mese di novembre sia ormai il tramonto del 2012 tennistico. Così, recuperato il break di svantaggio e sulle ali di un paio di rovesci mortiferi, ecco servito (6/3) il secondo set e all’inizio di quello decisivo, nuovo break che indirizza definitivamente la sfida. 6/2 e lunedì “lavorativo” conquistato con merito. L’avversario sarà quello “preferito” , Roger Federer che subisce la spinta di Andy Murray nei primi games, fuggito avanti 2-0 con un break in apertura, ma già nel quinto gioco, si scrolla di dosso quel “timore” che spesso lo attanaglia e non gli permette di liberare il fantastico tennis che solamente lo svizzero sa esprimere. Uno schiaffo al volo ed un dritto vincente conditi da un “come on” convinto sono i primi segnali di riscossa, che vanno a convergere nell’ottavo gioco per il controbreak, che porta tutti al tie-break. Il gioco decisivo rispecchia fedelmente la storia precedente con lo scozzese avanti di un minibreak, raggiunto, superato ed arrabbiato (racchetta rotta sul 4-6), costretto a cedere in 60′ (7-5 il punteggio del tie-break). Questa volta, il pubblico non basta per fare riemergere Andy dai propri soliloqui e dalle sabbie mobili di una precarietà e fragilità psicologica che parevano essere sparite definitivamente grazie alla cura “Lendl”. Doppio break, 6/2 finale e concreta possibilità di bissare il successo del 2011 per Roger. Certo, con Nole sarà difficile “trattare”….
( commento di Luca Polesinanti )