di Marco Locatelli
Alcuni dei migliori medici sportivi italiani si sono riuniti a San Pellegrino Terme sabato 18 maggio per il secondo convegno dedicato alla medicina e riabilitazione sportiva nelle patologie muscolo-tendinee promosso dal Comitato Coppa Angelo Quarenghi in collaborazione con l’Istituto Clinico Quarenghi, l’Ordine dei Fisioterapisti di Bergamo e la Federazione Pugilistica Italiana.
Tante le tematiche trattate, dalla nutrizione supplementare nello sport con il medico nutrizionista della FMSI prof. Luca Paciolla alle neuropatie nell’attività sportiva con il “padrone di casa” dottor Giampietro Salvi, neurologo dell’Istituto Clinico Quarenghi, ma sul banco argomenti anche più “scottanti” come il doping e la sua inutilità con il Presidente della Sezione Studi e Ricerche Scientifiche della Federazione Pugilistica Italiana prof. Mario Ireneo Sturla.
“Il doping è una vera e propria piaga sociale – ha sottolineato Sturla -. Noi, in Italia, siamo l’unica nazione che per i test antidoping ci affidiamo a medici e non ad altre figure. Importante che si faccia cultura contro questo fenomeno già nei bambini, anche perché capita non di rado che alcuni genitori chiedano di dare ‘qualcosa’ ai loro figli. Si pensa ancora alle scorciatoie per ottenere risultati sportivi, ma non esistono e sono anzi molto pericolose“.
Dettagli e spunti interessanti sono giunti anche dall’intervento del prof. Piero Volpi, ortopedico dell’Inter che ha snocciolato il tema dello stress clinico nel calcio professionistico. I calciatori, durante la stagione, devono affrontare troppe partite e non si lascia al loro fisico il tempo di recuperare nel modo migliore. E quando si verificano infortuni spesso si ha troppa fretta di rimandarli in campo. La chiave di volta sta però nella comunicazione all’interno dello staff, come sottolinea Volpi: “È importante comunicare”, sottolinea Volpi. “Nella medicina la comunicazione rappresenta il 30% nella cura del paziente“. E ai giovani: “Dobbiamo trasmettere i valori di educazione e attenzione alla prevenzione dell’infortunio. Fare professionismo è anche questo. È importante garantire agli atleti un fine e post carriera sereno anche dal punto di vista della salute fisica“.
Sulla stessa lunghezza d’onda il medico sportivo prof. Rodolfo Tavana, oggi titolare del corso di medicina sportiva all’Università dell’Insubria: “Io sono tra i prosecutori del grande lavoro di Angelo Quarenghi – spiega -. Ho cominciato lavorando nel mondo dello sci di fondo, poi sono passato al Milan di Berlusconi, che decise di investire molto sulla struttura sanitaria. Oggi il muscolo è evidentemente la parte anatomica più soggetta a infortunio e noi medici dello sport dobbiamo lavorare al meglio per curarlo“. E senza avere fretta, come sottolineano anche i fisioterapisti Simone Ruggeri e Mattia Mazzoleni, rispettivamente presidente e vice dell’Ordine Fisioterapisti Bergamo, co-organizzatori dell’evento: “Gli allenatori hanno fretta di far tornare in campo i giocatori, il nostro compito è di trovare il giusto equilibrio fra la condizione fisica e le esigenze della società“.
Per l’occasione il Comitato ha consegnato il terzo “Premio Calligaris Uomo di Sport e Cultura” a Oreste Perri, ex canoista quattro volte campione del mondo e personalità di spicco del mondo sportivo italiano (è stato anche presidente del CONI Lombardia). “Un premio per me importantissimo perché ricorda un grande uomo di sport come Calligaris, ma anche Quarenghi e Mondonico (a loro tre sono intitolati i tornei promossi dal Comitato Quarenghi ndr) a cui ero molto legato – dichiara Perri -. Ringrazio i relatori perché oggi hanno portato all’attenzione dei temi davvero molto interessanti, non si finisce mai di imparare. Lo sport è prima di tutto uno strumento educativo e dove conta il gioco di squadra. Ai miei tempi non c’erano le competenze di oggi, ma ho avuto maestri bravi e che mi hanno dato fiducia“.
Fiducia, ma non pressione come evidenzia Perri: “Oggi spesso si tende a creare troppa aspettativa sui giovani, si vuole avere subito il campione. Dobbiamo invece insegnare ai ragazzi a dare il meglio. Insegniamo loro a diventare quello che vogliono e non quello che vogliamo noi. Ci vuole rispetto. Poi, se ci sono le qualità, i risultati arriveranno“.
E quello di Perri non è stato un percorso da predestinato, come ha ricordato: “Io da bambino avevo 5 in educazione fisica e il mio insegnante mi diceva che non potevo fare sport. E mi ero convinto che era davvero così. Poi però ci ho provato e un allenatore mi fece capire che con l’impegno potevo migliorare. Ed è quando si migliora e si supera se stessi che si vince davvero. Al di là dei risultati sportivi“.
“Un momento importante alla memoria del nostro Alfredo Calligaris, grande uomo di cultura e di sport, considerato il padre dei preparatori atletici italiani – spiega il presidente del Comitato Quarenghi, dottor Giampietro Salvi –. Alla sua memoria abbiamo promosso questi convegni medico-sportivi e il premio, che consegniamo a persone di alto livello culturale e umano. I nostri premi sono in primis dedicati alla persona. E infatti Oreste Perri è una persona eccezionale, oltre che una leggenda dello sport. Siamo davvero onorati di averlo premiato“.