Un dirigente di calcio spesso si ritrova a svolgere un ruolo non diverso dall’architetto al quale si chiede di ristrutturare la casa per consolidarne le fondamenta e renderla funzionale, naturalmente impiegando le risorse economiche minime necessarie. Il lavoro portato a termine da Pierpaolo Marino e Gabriele Zamagna, nella campagna di trasferimenti conclusasi alle 19 del 31 gennaio, può definirsi saggio e oculato, sia sotto l’aspetto tecnico che finanziario. Era chiaro da tempo che alcune pedine su cui si era puntato in estate non abbiano risposto pienamente alle aspettative, come pure che il rendimento di qualche titolare sia stato finora inferiore o altalenante rispetto a quello della passata stagione, mentre è sembrato giusto cedere calciatori ai quali si è presentata l’opportunità del salto di qualità (è il caso di Peluso alla Juventus e successivamente Schelotto all’Inter) o di ottenere un contratto più vantaggioso e duraturo (l’ex capitano Manfredini approdato al Genoa). A fronte di sei partenze, ci sono stati otto arrivi in maglia atalantina. E si tratta di elementi di provata esperienza. Rosa invecchiata? La cosa importante è poter ritrovare equilibri e ritmo che connotato la squadra di Colantuono, il quale ha adottato moduli alternativi a fronte di carenze dovute ad assottigliamento dei disponibili. Gli inserimenti sono promettenti. L’ex laziale Scaloni garantisce da sempre continuità da difensore di fascia destra con livelli di rendimento sopra la media. Al centro ritroverà Stendardo e Canini, che dopo l’esordio choc con autogol clamoroso sotto la curva nord promette di rendere salda la difesa. Le alternative, Lucchini e il nuovo arrivato Contini, non solo seconde scelte ma elementi in grado di giocare in qualsiasi intelaiatura nel massimo campionato. Non va dimenticato, poi, che si attende il ritorno in campo di Capelli, reduce da lungo infortunio. A sinistra del reparto arretrato l’arrivo di Del Grosso ristabilisce la presenza di un giocatore di ruolo con indiscusse qualità e il recupero di Bellini dovrebbe togliere ulteriori preoccupazioni a mister Colantuono. Dopo l’arrivo di Giorgi, quale alternativa a Schelotto sulla fascia destra insieme a Raimondi, il centrocampo è stato riconfermato praticamente in blocco, con Cigarini, Carmona, Biondini, Radovanovic e Cazzola che si giocano due o tre posti a seconda del modulo, e Bonaventura e Moralez che ora potrebbero essere proposti non sempre insieme in formazione. La rivoluzione in attacco era scontata. Dopo il ritorno di Budan, ecco pronti Brienza, trequartista di lungo corso che attenderà la fine del match di Palermo per mettersi a disposizione dell’Atalanta, e Livaja, che ha fatto vedere di che pasta è fatto ogni qualvolta schierato da Stramaccioni. Tutti, compresi Parra e De Luca, orbiteranno intorno a German Denis. Che il Tanque potesse lasciare Bergamo era impensabile. Ma il calciomercato è fatto soprattutto di voci e illazioni, talvolta per fuorviare l’attenzione dai veri obiettivi e strategie. Ora vedremo certamente un’altra Atalanta. La trasformazione è iniziata. A Colantuono il compito di completarla.