C’è voluto un siluro di Francesco Totti per abbattere la Juventus nell’atmosfera magica dello stadio Olimpico. Il capitano giallorosso se n’è appropriato come un condottiero dell’antica Roma, perdonando Osvaldo per l’improvvido scippo di Marassi e restituendogli i gradi di scudiero di prima linea, ricompattando la squadra al grido “daje, siamo la Roma” e bollando l’amico Buffon con un pallone lanciato all’incrocio dei pali con precisione e potenza da fulmine. Un residuo di meteorite come quello abbattutosi nei cieli di Russia; quello di Totti viaggia a 113 km orari, non fa danni ma assai male ai bianconeri che rimediano la quarta sconfitta stagionale in campionato. Aurelio Andreazzoli, sconfitto tra le polemiche alla prima uscita da tecnico del dopo Zeman , se ne sta in piedi in panchina come l’imperatore di cui porta il nome e si gode la prima vittoria alla guida della Roma che è pure la prima del 2013 per la squadra giallorossa. La Juventus è apparsa palesemente stanca e non è un caso che due dei quattro stop in A siano arrivati dopo le rotonde vittorie in Champions contro il Chelsea e a Glasgow. Avrà pure la panchina lunga, ma Antonio Conte deve fare i conti sempre con le condizioni fisiche dei singoli, ha avvertito l’assenza di Marchisio e solo la difesa bianconera è uscita a testa alta dall’Olimpico. In prospettiva, solo l’esordio e i venti minuti finali di Anelka possono considerarsi positivi, mentre nessuno pensava che Vucinic avrebbe pagato l’amarcord con una prestazione pallidissima. La Roma, schierata con il 3-4-1-2, ha costruito il successo nel secondo tempo, dopo che nei primi 45′ Lamela e De Rossi si sono preoccupati di annullare Pirlo e Vidal e gli esterni Torosidis e Marquinho di stoppare sul nascere le iniziative sulle fasce di Asamoah e Lichtsteiner. Osvaldo, dopo le critiche piovutegli addosso dai supporters giallorossi per il rigore sbagliato a Marassi, si è riappropriato della piazza con una prova convincente che lo ha messo nelle condizioni di fare reparto e tenere allerta Buffon e Barzagli. L’unica palla gol del primo tempo, in verità, è stata quella che Pirlo ha piazzato su calcio di punizione al 19′ con Stekelenburg bravissimo a intuire la traiettoria e smanacciare il pallone in caduta nell’angolo basso alla sua sinistra. Tutt’altra storia nel secondo tempo. Dopo un tiro al volo fuori di Vucinic, unico atto di firma dell’ex romanista, Buffon si è dovuto superare per respingere un destro velenoso di Pjanic. Anche Matri si libera per il tiro da posizione angolata, trovando pronto il portiere giallorosso. Il pallone respinto d’istinto da Buffon al 12′ su colpo di testa di Osvaldo, liberato da un perfetto assist di Pjanic davanti alla porta bianconera, ha fatto da anteprima al gol da cineteca di Totti, il numero 224 in serie A del capitano giallorosso, ora a una sola lunghezza dal bottino messo a segno di carriera da Nordhal. Totti si è piazzato e fatto trovare pronto sette passi fuori dall’area, ha raccolto il pallone rasoterra respinto da Caceres su punizione di Pjanic e fulminato Buffon, che in carriera ha dovuto alzare dieci volte bandiera bianca nei confronti del numero 10 giallorosso, sei delle quali con la casacca della Juve e le altre quando difendeva la porta del Parma. A propositi di amici, Totti ha rischiato di rovinare la sua serata a causa di un intervento scomposto, quantunque involontario, in contrasto sul ginocchio di Pirlo. Alla fine nulla di grave per il regista bianconero che ha continuato a giocare. E dopo il vantaggio la Roma ha dimostrato padronanza senza correre rischi. E un titolo di merito va anche all’arbitro Rocchi che, applicando il regolamento, ha fischiato la fine dell’incontro al 94′, al termine degli annunciati 4′ di recupero, senza che la Juve potesse battere un calcio d’angolo. Tempo scaduto.