La finale di Coppa Italia è andata di traverso per la terza volta, la seconda consecutiva contro la Juventus. Inutile rimuginare. L’amarezza rimane. Ma una cosa vorrei sottolineare. Se Gasperini ha trovato l’antidoto alle squadre che operano i lanci lunghi del portiere, ancora non ha trovato l’antidoto a squadre che, come la Juve, ti lasciano il possesso palla. La mossa di Allegri è stata semplicissima quanto disarmante. Se a una squadra come l’Atalanta, che fa del pressing alto asfissiante la sua arma letale, le togli la possibilità di fare pressing ecco che l’arma è disinnescata. Togli loro l’occasione di aggredire. Semplice. Come per magia. Così la Juve si è messa con tutti gli effettivi dietro la linea della palla ad aspettare i nerazzurri lasciandoli palleggiare per vie orizzontali mettendo due linee (una da cinque e una da quattro, a volte due da cinque) a creare un muro invalicabile. E una volta ricevuta palla ripartire in verticale con velocità. Ai bianconeri è bastata la primissima azione dopo soli 4’ per realizzare ciò che si erano ripromessi e a portare a termine la gara. Urge trovare le contromisure per affrontare gare come queste.
Ma non sarà il caso di oggi. Contro il Lecce i nerazzurri potranno tornare a giocare come sanno. Gasperini opererà il solito turnover. Di sicuro giocheranno quei giocatori che hanno trovato meno spazio, senza tralasciare il fatto che oggi la posta in palio è altissima. Con i tre punti l’Atalanta si assicurerebbe aritmeticamente l’accesso alla Champions League. E se questo dovesse accadere sarebbe un obiettivo ottenuto con tre giornate di anticipo (considerando che c’è da recuperare ancora la gara contro la Fiorentina il 2 giugno a campionato terminato). E non passi in secondo piano il valore di questo risultato. Sarebbe straordinario. Come straordinario è questo finale di campionato.
Il rammarico post Roma è dovuto anche al fatto che l’Atalanta ha perso una pedina fondamentale: Marten De Roon si è infortunato e non potrà disputare la finale tanto agognata di Europa League e, forse, perderà anche gli Europei con la sua Olanda. Crudele destino quello di Marten che, dopo aver tirato la carretta tutto l’anno ora, che è il momento di raccogliere quanto seminato, deve lasciare il passo ai compagni. Potrà limitarsi solo a tifare. Le sue lacrime sono ben giustificate, ma gli auguriamo che si trasformino nella gioia di poter accarezzare un trofeo. Lui a Dublino ci sarà, seguirà la squadra come è giusto che sia.
Senza Kolasinac, ancora fuori e senza De Roon, pensiamo che la difesa si schieri con Carnesecchi in porta, Scalvini, Hien e Djimsiti sulla linea (con Toloi che potrebbe far rifiatare Djimsiti). Sulle fasce prevediamo che giocheranno Hateboer e Bakker, mentre a centrocampo, necessariamente ci saranno Pasalic e Ederson (chiamato agli straordinari). In attacco non ci sarà Koopmeiners (squalificato), ma le soluzioni sono diverse: De Ketelaere potrà fungere da supporto alla coppia Scamacca-Lookman, oppure assegnare un ruolo a Miranchuk. Vedremo.
Una considerazione interessante Gasperini l’ha fatta sul fatto che nel calcio si giochi ogni tre giorni. Ma come è possibile – dice – che nel ciclismo si possano fare 24 tappe filate una dietro l’altra? O che nel tennis si giochi tutti i giorni con partite che possono durare anche cinque ore? Una risposta potrebbe essere quella che la preparazione degli atleti degli sport individuali fanno esercizi (anche massacranti) individuali e non di squadra, preparandosi a quei tour de force che poi affronteranno in gara. Forse il calcio dovrebbe cominciare a cambiare metodi di allenamento. Potremmo assistere anche a meno infortuni.