Quando appare il logo Brembo, la prima cosa che viene alla mente – se si pensa a un collegamento con lo sport – è il mondo dei motori. L’eccellenza del sistema frenante di Brembo si è preso tutte le attenzioni dei bolidi della Formula Uno e della Moto GP. Ma, allora, cos’ha a che fare Brembo con il calcio? E, soprattutto, cosa ha a che fare con l’Atalanta?
Cristina Bombassei, gestore della responsabilità sociale d’impresa, che cura qualcosa come 15.000 collaborazioni in giro per il mondo fa capire chiaramente la mission di questo progetto. Perché uno si aspetta che un marchio di eccellenza come Brembo si leghi (legittimamente diremmo) a un altro marchio di eccellenza del territorio come l’Atalanta, ma alla prima squadra. Quella che gira per l’Europa a mietere successi. Invece no. Brembo si lega all’Atalanta per il settore giovanile. Il salto di prospettiva è culturale. Nient’altro. Perché la filosofia di Brembo è tesa a cogliere lo sviluppo delle nuove generazioni. “Quando qualcuno viene a sostenere un colloquio da noi – spiega Cristina Bombassei – se dice che fa sport ottiene un’attenzione maggiore. In quanto fare sport significa tante cose: dal punto di vista della crescita individuale, della capacità di fare squadra e di condividere i medesimi obiettivi e mettercela tutta per raggiungerli insieme. Così facendo cresce l’azienda”.
E in Atalanta, Brembo ha trovato terreno fertile, perché l’Atalanta sul settore giovanile investe come non mai. La collaborazione Brembo-Atalanta è arrivata al settimo anno. E non risente per nulla della cosiddetta crisi del settimo anno che avversa nelle coppie familiari. Luca Percassi, amministratore delegato di Atalanta, dice che “questa è una giornata importante per l’Atalanta. Siamo di fronte a una realtà industriale, la più importante del territorio che decide di legarsi alla nostra società”. Ed è la storia di due famiglie che hanno raggiunto (ognuno per il proprio livello di competenza) il grado di eccellenza.
Il Premio Brembo è la sintesi del progetto di questa collaborazione. Ogni anno vengono selezionati i giovani più meritevoli che durante la stagione sono riusciti a raggiungere un risultato, il più alto possibile, nella scuola, nel fair play e nell’agonistica. Queste caratteristiche tendono alla formazione integrale del ragazzo che prima di essere un bravo calciatore, deve formarsi come uomo.
Roberto Samaden, in qualità di responsabile del settore giovanile (altro grande investimento da parte dell’Atalanta) non ha potuto che ribadire tutti questi concetti e riconoscere come all’Atalanta vi sia un particolare attenzione a tutti i ragazzi in tutte le loro proiezioni sportivo-educative, seguiti in modo particolare dalla psicopedagogista Lucia Castelli. Niente viene trascurato. Niente viene lasciato al caso.
In sala erano presenti tutti i tecnici delle diverse squadre giovanili, dai ragazzi fino alla Primavera, da Pinardi, a Finardi, da Pelizzoli a Bellini, da Lorenzi a Bosi. “Anche loro oggi, come me – ha sottolineato Percassi – avranno imparato qualcosa da Cristina Bombassei che porteranno dentro le loro squadre. Nelle parole di Cristina Bombassei, con semplicità, emerge quell’esperienza che fa capire perché la famiglia Bombassei è arrivata così in alto”.
Brembo e Atalanta, dunque, si trovano perfettamente allineati nel progetto della ricerca dell’eccellenza sul territorio che possa portare innovazione. E il prodotto si chiama Next Generation. E dove c’è un territorio come la Bergamasca, che è ricca di talenti, la conoscenza è tale che diventa più veloce interagire e istituire nuovi progetti. Proprio come fa Brembo con l’Atalanta.