Calcio piazzato nerazzurro. Un’Atalanta svuotata si fa mangiare dal Como

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È un’Atalanta svuotata e priva di motivazioni forti quella che si è presentata in campo per affrontare il Como al Gewiss Stadium. Forse, inconsciamente, anche poco umile.

2’, 8’ e 18’ non sono i numeri da giocare al Lotto, sono l’inizio di una partita che sembrava filare nella direzione giusta. Al 2’ una bella discesa con triangolo annesso permetteva a Bellanova di mettere al centro una palla per Retegui, anticipato da una estirada del difensore.

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All’8’ Retegui tira a colpo sicuro e Audero para.

Al 18’ su rinvio della difesa di un calcio d’angolo nerazzurro Zappacosta da fuori area tira al volo e fa gol.

Sembrava il preludio, non dico a una goleada, ma almeno a una vittoria. Ma il Como è squadra ben preparata, forte fisicamente, con giocatori veloci che già al 20’ sapeva rispondere con Cutrone con bella parata di Carnesecchi a togliere la palla da sotto la traversa. Al 29’ è Sergi Roberto a impegnare Carnesecchi con un tiro incrociato a mirare l’angolino basso. Al 34’ Sergi Roberto con un passaggio illuminante mette Cutrone davanti al portiere nerazzurro. Al 35’ è Strefezza a tirare pericolosamente verso la porta di Carnesecchi.

Insomma, il Como già nel primo tempo era riuscito a invertire l’inerzia della gara difronte a un’Atalanta che pian piano andava spegnendosi.

Poi a inizio ripresa il Como si è trasformato in un ciclone da Giove Pluvio e in poco più di dieci minuti ha ribaltato completamente la situazione andando addirittura sul 3-1.

Ohibò cos’è successo? La chiave di lettura la offre Fabregas a fine partita: “Ho spostato Strefezza più interno e più basso, così da mettere in difficoltà Kolasinac che faceva fatica a reggere il ritmo di Strefezza”.

Ma non è la sola mossa, perché Fabregas è venuto a Bergamo a studiarsi l’Atalanta quando ha giocato in Champions contro l’Arsenal. E ha capito che la squadra di Gasperini non la devi affrontare correndo all’indietro, ma sempre fronteggiandola con lo sguardo in avanti con il campo aperto. “Perché è così che fai la differenza”. E il Como ha giocato una signora partita.

Squadra corta, compatta, alta, forte fisicamente, veloce, con grandi capacità di palleggio. Tanta fame, ma anche tanta qualità. In mezzo al campo Sergi Roberto (32 anni) e Paz (20 anni) parlano la stessa lingua calcistica del loro allenatore. Tutti di scuola spagnola. Visione di gioco e giocate efficaci che permettono ai loro attaccanti di essere pericolosi.
Una volta andati in vantaggio il Como ha saputo anche difendersi molto bene. “Noi lavoriamo tanto – ha detto Fabregas -. Se c’è da difendere difendiamo; ma lo dobbiamo saper fare bene. Se c’è da pareggiare, pareggiamo, ma sempre giocando bene. È ovvio che sono contento per i tre punti, ma non è il risultato che conta oggi. È il lavoro. Noi dobbiamo creare una mentalità e una personalità forte. Siamo solo all’inizio di un lungo percorso. Siamo al 20 per cento di quello che ho in mente di fare io”.

Gasperini, al contrario, non può essere contento di una prestazione che, invece di trovare una squadra con mille motivazioni per poter risalire la classifica, si spegne come un lumino senza cera. Diverse le preoccupazioni che ha manifestato a fine gara: “Sono molto preoccupato di prendere così tanti gol. Sono preoccupato di avere una squadra che non ha la forma atletica adeguata per il numero di partite che dobbiamo affrontare. Sono preoccupato per giocatori che non dimostrano di avere una buona base di motivazione. Non possiamo avere la motivazione solo in Champions. È chiaro che con tanti giocatori arrivati da poco siamo ancora in fase di costruzione. Dobbiamo lavorare tanto”.

Una squadra priva di energie e giù di forma ha incontrato un Como più brillante, più affamato. Lo ammette anche Zappacosta, autore del supergol (inutile): “Erano più pimpanti. Arrivavano prima sulle seconde palle. Noi eravamo sottotono e non ci siamo dimostrati all’altezza della partita. Siamo dispiaciuti, ma sapremo riprenderci”.