Cinquecento ragazzi, forse più, radunati in cerchio sul campo di Zingonia vedono, ammirati, l’amministratore delegato dell’Atalanta che arriva imbracciando la Coppa conquistata dalla prima squadra mercoledì scorso a Dublino contro il Bayer Leverkusen.
Il motivo di tanta celebrazione è l’assegnazione del premio Brembo, giunto quest’anno alla sesta edizione. Cristina Bombassei, chief CSR Officer di Brembo, gira il mondo per realizzare progetti che ruotino attorno ai temi dell’Educational. “Non potevamo esimerci dal partecipare a un progetto proposto da una eccellenza del nostro territorio – spiega -. L’Atalanta e il progetto dell’educazione integrale dei ragazzi e delle ragazze fanno proprio al caso nostro”. Non è una questione di internazionalizzazione, è proprio una scelta basata sull’eccellenza del progetto della società nerazzurra e che, comunque, ha imparato a portare in giro il nome di Bergamo per l’Europa.
Luca Percassi apre la celebrazione invitando i ragazzi a riflettere sul fatto che la sera di Dublino, la più importante dei 117 anni della storia dell’Atalanta, “in distinta c’erano sei ragazzi usciti dal settore giovanile dell’Atalanta: Rossi, Carnesecchi, Zappacosta, Scalvini, Ruggeri e Bonfanti. Loro erano lì non solo per il loro talento, ma soprattutto per il loro comportamento. I buoni comportamenti aiutano a ottenere ottimi risultati”. L’Atalanta su questo aspetto non transige. A livello giovanile tutto lo staff è teso a “costruire” non solo campioni, ma campioni di vita. L’educazione sui campi di Zingonia non riguarda solo l’aspetto calcistico. E il Premio Brembo ne è la testimonianza.
Cristina Bombassei sollecita i ragazzi con un ragionamento che lei stessa sintetizza nello slogan dell’avere un doppio piano A. Talento + talento. “Forse non tutti questi ragazzi presenti oggi a Zingonia diventeranno calciatori e chi lo diventerà dovrà pensare che a quarant’anni di età (dove si è ancora giovani) è meglio avere un’alternativa a una carriera che andrà a chiudersi. Ebbene, l’importante è pensare già adesso di avere un secondo piano A. Scoprire qual è l’altro talento che si possiede, oltre a quello calcistico, per poter vivere da protagonisti in una vita fuori dallo sport”.
Il responsabile del settore giovanile, Roberto Samaden, dopo un anno di lavoro all’Atalanta, apprezza come la società bergamasca punti su questi progetti che riguardano la crescita integrale dei ragazzi. Lui, che ha passato una vita all’Inter, ora ha la possibilità di verificare quanto sia qualitativo il settore giovanile nerazzurro bergamasco. “Non lo scopro io – dice -. Quando sono diventato direttore del settore giovanile dell’Inter ho cercato di portare a Milano i principi di Mino Favini, che proprio qui a Zingonia aveva il suo fiore all’occhiello. Oggi posso verificare quanto questo progetto sia radicato sul territorio locale e di come sia l’espressione tra le più belle a livello nazionale e internazionale”.
Tornando al Premio Brembo Lucia Castelli, psico-pedagogista che segue tutti i ragazzi del settore giovanile, spiega i criteri scelti per l’assegnazione del premio. Sono criteri abbastanza restrittivi che costringono i ragazzi ad avere prestazioni sportive di alto livello, accompagnate da una condotta scolastica di altrettanto livello e qualità personali non comuni. Voti in pagella, promozioni e buona condotta fanno la differenza.
Ecco i premiati
U15 maschile: Franco Gasparello
U15 femminile: Rebecca Pia Norscia
U16 maschile: Giovanni Percassi
U17 maschile: Giorgio Colleoni
U17 femminile: Sofia Belloli
U18 maschile: Nicolò Baldo
Squadra special: Alessandro Campi
Primavera: Federico Cassa
Sono stati assegnati anche alcuni premi speciali riguardanti la resilienza, la leadership, l’impegno, la capacità organizzativa e l’eccellenza fuori dal campo. Elisa Asoni, Rahul Sharma, Niccolò Gariani e Pietro Comi i destinatari di questi ultimi premi.