L’Atalanta punisce un Milan rinunciatario

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Al di là delle parole della vigilia che Fonseca ha sbandierato a destra e a manca: “Non voglio sentire la parola pareggio”, poi è il campo a dire la verità. E la dice sempre. Anche questa volta. Un allenatore, che si definisce internazionale, viene a Bergamo e piazza una formazione da 5-4-1, con un’unica intenzione: non prendere gol e possibilmente ripartire in contropiede. Come si faceva negli Anni Settanta. Contrastare i nerazzurri, prendere palla, darla a Leao che s’invola sulla fascia e crossa per Morata. La cosa è riuscita una sola volta. E ha ottenuto il gol del pareggio. Ma l’Atalanta non è stupida. Sa leggere le intenzioni altrui e vi pone rimedio. Risultato? Leao è sparito dal campo.

Dopo pochi secondi il Milan spaventa l’Atalanta con una improvvisa percussione di Pulisic, parata molto bene da Carnesecchi. E poi? E poi basta. Il Milan non si è più visto se non con un tiraccio di Reijnders, altro giocatore finito nella penombra dei fari a led del Gewiss Stadium.

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C’è stato equilibrio nel primo tempo. Questo sì, con una squadra che cercava di fare gioco e una che cercava di interromperlo. Ma nel secondo tempo il Milan è andato scemando arretrando sempre più il suo raggio d’azione e non arrivando mai ai suoi attaccanti.

Il Milan ha giocatori importanti. Presi singolarmente sono tutti fortissimi. Ma se gioca in questo modo è abbastanza mortificante per tutto il calcio italiano. Milano e i milanisti non meritano un atteggiamento che ha rasentato la vergogna nelle perdite di tempo e nelle simulazioni fallose.

Poi ha voglia Fonseca di presentarsi davanti alle telecamere nel post partita e dire: “Dopotutto abbiamo perso solo su due palle da fermo”. Memoria corta? E allora gli va ricordato che l’Atalanta ha battuto 7 angoli. E se batti gli angoli significa che un difensore l’ha deviata fuori dal campo mentre stai difendendo. E il Milan, quanti angoli ha battuto? Nessuno. Zero.

Fonseca ha cercato anche di distrarre l’opinione giornalistica e dei telespettatori buttando la croce addosso all’arbitro. La Penna non sarà stato esemplare, ma dire che ha indirizzato la partita sembra esagerato.

Il gol di De Ketelaere è stato bellissimo. È volato in cielo, come sta volando la sua Atalanta e ha castigato il Milan che lo ha reietto.

Il Milan ha mostrato un po’ di massa muscolare e basta. Il secondo tempo rossonero è da dimenticare e la classifica dice esattamente la squadra che è in questo momento.

L’Atalanta, al contrario, ha sempre costruito gioco. Con difficoltà, perché non è facile superare due linee così ravvicinate di difensori. Ma quando ne ha avuto l’opportunità ha sempre cercato la porta. E quando Gasperini ha cambiato un po’ di uomini, inserendo Samardzic, Retegui e Kossounou il gioco ha ripreso vigore, fino a trovare il secondo gol con Lookman, che non ha mai smesso di puntare la porta. E di tiri in porta l’Atalanta ne ha calciati 14. Mica bazzecole.

E non appena il Milan si è aperto per tentare di risalire la china, ha rischiato di subire il gol definitivo con Retegui che si è involato solo e che Maignan ha sventato da par suo.
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