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L’uomo a bordocampo

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Pier Carlo Capozzi

Questo morbo terribile ci ha portato via l’ennesimo
compagno di viaggio e lo ha fatto nel suo stile, a
tradimento. Pino Bertoni, 79 anni, era una
presenza assidua e preziosa del Club Amici
dell’Atalanta. E’ stato una colonna del “Club Due
Ponti”, presieduto da Gino Rizzoli che lo ricorda
con poche, dolcissime parole: “Pino era una
persona di educata semplicità”. Proprio così, dal
momento che in ogni occasione, Pino si dimostrava
attaccatissimo al compito assegnatogli, inflessibile
se le circostanze lo esigevano, ma sempre con
misura e cortesia. Una persona perbene che ha
lasciato nel dolore la moglie Mina, i figli Nicola e
Osvaldo, gli adorati nipoti che andava spesso a
prendere all’uscita da scuola e che portava con sé
nelle passeggiate in montagna, il suo amore
insieme all’Atalanta.
Ha lavorato in litografia e, successivamente,
nell’azienda dolciaria di Marino Lazzarini,
presidente del Club Amici dell’Atalanta, il quale
gli affidava incarichi di fiducia e ne ricorda la
dedizione, sul lavoro e negli Amici, di cui Pino
seguiva con grande scrupolosità la Camminata di
fine stagione.
Nel tempo è diventato un punto di riferimento per
Boccaleone e il suo Oratorio.
Ma la sua attività del cuore era quella allo stadio,
in qualità di responsabile dei raccattapalle, dei
posti per i disabili e, a fine gara, a dirigere il
traffico nei pressi della sala conferenze. Pino ha
lasciato un vuoto e splendidi ricordi in tutti quelli
con cui veniva a contatto: fotografi, cronisti,
steward, calciatori, tifosi.
Il suo carattere intriso di bonomia doveva fare i
conti con un paio di episodi, invero originali, per i
quali molti di noi l’hanno eletto scherzosamente a
leggenda. Entrambi sotto la Curva Nord dello
stadio di Bergamo, territorio che presidiava con
grande attenzione. Capitò una volta che un
fumogeno gli arrivasse tra i piedi, bruciandogli i
pantaloni. Un esito che avrebbe potuto essere ben
più tragico, ma tanto bastò perché Pino venisse
amabilmente canzonato. Andò peggio, decisamente,
un paio di anni or sono quando fu raggiunto in
pieno viso da una pallonata che gli frantumò gli
occhiali. Cristante, autore involontario del tiro
maldestro, gli regalò la maglia, quasi a scusarsi.
Due episodi che testimoniano una verità: Pino era
un coraggioso uomo di campo.
Quel coraggio che ora devono avere i suoi cari e noi,
schiera di amici che gli hanno voluto bene.
E che continueranno a volergliene.

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