Fabio Manara
Gian Piero Gasperini ha proiettato l’Atalanta in una dimensiona nuova, quasi inesplorata, perché se è vero che i nerazzurri avevano già conosciuto i fasti europei lo è altrettanto il fatto che per tornare a varcare i confini nazionali è servito oltre un quarto di secolo e poi la Dea non si era mai spinta fino a giocare (da protagonista) la Champions League. Giusto qualche giorno stavo rileggendo alcune interviste realizzate prima dell’arrivo del tecnico di Grugliasco e tra tanti concetti espressi dai vari intervistati uno era ricorrente: vedere un’Atalanta molto bergamasca, quasi in stile Athletic Bilbao, squadra spagnola che dell’orgoglio basco ha fatto un valore fondamentale. Le cose, da noi, sono andate in maniera decisamente diversa. Scorrendo le varie statistiche legate alla formazione bergamasca, infatti, una è davvero particolare e sottolinea come la Dea sia una vera e propria multinazionale del gol. In tre anni e mezzo di lavoro a Bergamo, Gasperini ha impiegato 67 ben giocatori (pur contando mediamente sul suo zoccolo duro di 15 fedelissimi) di cui il 40% italiani, compresi i giovani saliti dalla Primavera. La vocazione esterofila dell’Atalanta è confermata anche dal fatto che la scorsa estate c’erano soltanto tre italiani in rosa e questi erano i portieri. Con l’arrivo a gennaio di Mattia Caldara e Raoul Bellanova hanno alzato la quota tricolore.I 67 giocatori utilizzati hanno rappresentato 24 paesi diversi e quattro continenti (manca solo l’Australia), mentre i gol messi, a segno da 33 elementi, rappresentano 18 nazioni. Complessivamente sono stati realizzati 333 reti e solo 64 sono di calciatori italiani. I primi due posti del podio sono occupati da due ex, Bryan Cristante e Andrea Petagna, mentre al terzo posto c’è il già citato Caldara. Il difensore garantisce la “quota bergamasca” che, seppure in piccola parte, rappresenta una costante della storia nerazzurra (come anche nella stagione 2017/18). Quest’anno è lui l’unico concittadino in rosa. L’estate prima Emanuele Suagher aveva coltivato qualche piccola speranza di retare in rosa, mentre gli altri bergamaschi Andrea Boffelli, Alberto Alari, Christian Mora, Thomas Bolis, Alberto Almici, Davide Agazzi, Roberto Ranieri, Lorenzo Peli sono stati solo di passaggio prima di essere ceduti in prestito in Serie C. Insomma, il sogno di un’Atalanta tutta di bergamaschi sarà forse svanito, ma davanti a certi risultati possiamo possiamo tranquillamente metterci il cuore in pace e non fare altro che goderci a quanto di buono sta facendo la Dea, una vera multinazionale del gol.