E’ un orgoglio e un privilegio raccontare di questa Atalanta. In un tempo in cui si è pensato di separare le squadre che, per ceto e tesoro societario, siedono storicamente nell’Olimpo continentale creando per esse una Champions delle stelle, la squadra di Gian Piero Gasperini ha rivoluzionato le idee dimostrando che c’è ancora spazio per l’epica del calcio. Epica non espressa con arroccamento da Termopili ma con il cuore, il coraggio e la determinazione di Braveheart. L’Atalanta ha saputo imporre la propria identità di gioco con una fare orchestrale basato sul crescendo, coniugando ritmo ed equilibrio, esaltando ritmi e fraseggi, esprimendo una prolificità offensiva che ha pochi pari. A chi, a inizio stagione, si chiedeva cosa ci facesse l’Atalanta in Champions League, la sola risposta possibile è arrivata dal campo. Tanto più in uno dei momenti più difficili e dolorosi nella storia della comunità che questa squadra rappresenta, forte dello spirito identitario della gente bergamasca, ora finalmente ammirata da chi il calcio lo ama per davvero. L’Atalanta di Gasperini e della famiglia Percassi, che con il suo staff l’ha costruita, non è il fenomeno di una stagione ma il capitolo di un progetto nuovo, destinato a farne una realtà protagonista del calcio italiano ed europeo. Una espressione di valori e senso di appartenza che si somma alle qualità tecniche dei singoli. Onore al merito di chi è sceso in campo la sera del 12 agosto, arrivando a un passo dalla gloria. Ma è indubbio che questa Atalanta si identifichi nello straordinario apporto di Papu Gomez, un faro capace di illuminare la manovra e aiutare a coprire le gestire gli spazi nelle fasi di attacco e copertura. L’assenza di Ilicic ha pesato. Punto. L’Atalanta, in attesa che il genio sloveno torni disponibile e pienamente recuperato a livello psicofisico, ha dimostrato di sfruttare appieno le proprie risorse. E De Roon, nel secondo tempo dello sfortunato quarto nei Champions, ha palesato le credenziali di leader e solido combattente. Aveva promesso mille pizze se avesse alzato la coppa con le orecchie. L’elenco della distinta andrebbe scorso per manifestare a ognuno l’apprezzamento per l’apporto profuso nel proprio ruolo e nel rispetto delle disposizioni tattiche impartite da Gasperini. Sono tutti cresciuti, indistintamente. E rappresentano una rosa invidiabile che la società vorrà potenziare, per ripartire da dove eravamo rimasti: ai vertici del campionato e nella dimensione Champions. Con la speranza, sportiva e di vita, di tornare a riempire il Gewiss Stadium. Uno stadio da Champions. E bene ha fatto Gasperini, nell’ora dell’immeritata sconfitta, a ricordare le risorse illimitate di cui l’Atalanta dispone e che ne guidano il cammino: la passione, l’entusiasmo, il senso di appartenenza. Espressi nei momenti difficili e ancora di più lontano dalle gente e dai propri tifosi, alcuni dei quali spintisi fino alle soglie dello stadio da Luz solo per sentire aleggiare quello spirito che accompagna Bergamo e l’Atalanta.