Chiudere una carriera lasciando un segno indelebile del proprio lavoro. Così l’ha pensata Paolo Magni, di professione fotografo. Ma lui non è un fotografo qualsiasi. È stato, ed è tuttora il fotografo che i giornali e le agenzie mandano sui campi di calcio a seguire le gesta dell’Atalanta. E lo ha fatto per quarant’anni. Ora, non più giovanissimo, ma con ancora tanta energia da spendere, ha pensato di raccogliere tutta quell’esperienza e quegli scatti fatti a bordo campo, in un libro. Un libro che diviene la sua eredità professionale.
Quando i giornali stampavano solo in bianco e nero, quindi prima degli Anni Ottanta, le macchine fotografiche funzionavano con i rullini a 36 pose. Tra uno scatto e l’altro si consumava lo spazio di un secondo, calibrare la luce delle partite in notturna era un problema da esposimetro e la messa a fuoco era fatta a mano. La tecnologia è cambiata radicalmente, le macchine di oggi in un secondo fanno 30 scatti, i rullini sono praticamente illimitati ed è solo questione di batteria. Ma quella testimonianza assume ancor più valore.
E lo dimostra il parterre presente all’evento di presentazione di questo suo libro “Obiettivo Atalanta” (Edizioni Bolis): amici, colleghi fotografi, giornalisti, editori ed ex calciatori. Maurizio Ganz, che si è ritrovato sulla copertina abbracciato a Chicco Pisani, si è subito prodigato a spiegare quel momento: “Stagione ’94-95. L’Atalanta stava in Serie B e avevamo due risultati su tre per poter approdare alla Serie A. Si giocava contro la Salernitana. La partita finì 2-1. La foto riguarda il mio primo gol su passaggio di Pisani (realizzato al 21’, poi ci fu il pareggio di Strada al 73’ e il gol della vittoria di Valentini all’82’, ndr). È una foto importante per la storia dell’Atalanta”, ricorda Ganz.
In sala anche l’ex nerazzurro Marino Magrin che ricorda: “Se l’Atalanta non fosse scesa in C, forse non sarei mai approdato a Bergamo. Qui ho trovato società, dirigenti e allenatori che hanno creduto in me e continuano a credere in me visto che faccio l’osservatore dei bimbi piccoli. Il grazie è doveroso, ed è doveroso anche nei confronti di Magni che mi ha inserito con una sua foto in bianco e nero in questo bellissimo libro”.
La presentazione avviene alla Biblioteca dello Sport, a Seriate, che Paolo Marabini si è inventato da qualche anno a questa parte e che sta diventando il punto iconico per eccellenza della cultura sportiva. Giorno dopo giorno la biblioteca si arricchisce di libri e di cimeli che la rendono qualcosa di più che una semplice biblioteca, e che non ha per niente il sapore polveroso dei musei del “se regordet”.
Paolo Magni ha scelto un amico fidato per farsi guidare nel periplo delle sue fotografie, un narratore di classe sopraffina: Pier Carlo Capozzi. Leggerlo è sempre un piacere perché regala sfumature umanitarie dal profilo ironico sottile. La sua penna usa l’inchiostro simpatico e le pagine vanno sempre guardate in controluce.
Ma questo è un libro, sottolinea il padrone di casa, Paolo Marabini, che non vuole raccontare la storia dell’Atalanta degli ultimi 40 anni; vuole essere un resoconto di quarant’anni del lavoro di Paolo Magni impaginato secondo alcune tematiche che rendono speciali le fotografie: così si passa dai personaggi di ruolo dal portiere, al centrocampista, dal difensore all’attaccante; si transita per il capitolo degli allenatori e da quello dei presidenti, per terminare con l’esultanza dei giocatori, che se ne inventano una ogni domenica e dei tifosi, il cosiddetto dodicesimo uomo in campo.
Ma i quarant’anni di Atalanta non potevano non essere sottolineati dalla stessa società nerazzurra. Il direttore generale Umberto Marino si è fatto portatore di un gesto a nome dell’Atalanta tutta e ha consegnato la maglia, quella rossa, la terza maglia dell’Atalanta di oggi con la dedica sul retro con tanto di nome: Magni e di numero: 40. Poi Marino, con signorilità, ha evidenziato che “Paolo Magni non è solo un bravo fotografo e un ottimo professionista, ma è anche una brava persona”.
Fra le 300 fotografie pubblicate nel libro è stato chiesto a Magni quel è quella che ritiene la più significativa per la sua carriera professionale. Risposta: “Quella scattata a Cantarutti a Lisbona”, risponde Paolo. La notte del 16 marzo 1988 si giocava Sporting Lisbona-Atalanta per il ritorno dei quarti di Coppa delle Coppe. A 10 minuti dalla fine Cantarutti segna il gol dell’1-1 che significa passaggio alla semifinale. “Ho avuto fortuna. Mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto”. E la foto che rimpiangi di non avere scattato? “Quella di Platini steso sul prato con il braccio che tiene la testa. Non l’ho potuta scattare perché avevo finito il rullino”.
Lo chansonnier Luciano Ravasio, dopo avere sottolineato alcuni momenti con la sua colonna sonora, regala l’ultimo spazio-canzone dedicato all’Atalanta scritto da Stefano Corsi.
Paolo Magni, per chiudere in bellezza la serata, ha deciso difronte a cotanta platea di dichiararsi alla sua compagna perché ne diventi la moglie. Il finale che si è dato lo farà però fotografare a qualcun altro.