Questo Var gioca uno sport diverso. Ridateci la classe arbitrale

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Questo Var gioca uno sport diverso. Ridateci la classe arbitrale. Ma chi decide le partite? L’omino davanti alla tv o l’arbitro in campo che vede, sente, percepisce e giudica se un giocatore, anche se in fuorigioco di pochi centimetri è attivo o passivo? Basta tracciare una linea per annullare un’azione costruita con tanta fatica? E perché non è l’arbitro in campo che chiede al Var di poter rivedere l’azione? Perché si deve fidare ciecamente di qualcuno che sta davanti a un monitor? Ma chi dirige il match? Queste domande, lo so, rimarranno inevase. Purtroppo. Se il movimento calcistico non metterà mano a rivedere alcuni canoni di interpretazione il calcio rischia di venire snaturato.
Detto questo l’Atalanta non ha perso punti solo per questo episodio. Sono troppe partite che l’Atalanta si sente defraudata di punti per episodi letti in un certo modo che hanno tolto punti all’Atalanta o dato punti agli avversari. Ma i singoli episodi non possono determinare un campionato se sei di classe superiore. Facciamo memoria di quante volte anche l’anno scorso ci sono state interpretazioni dubbie che hanno tolto gol all’Atalanta, ma quasi mai erano episodi decisivi, perché i nerazzurri vincevano partite segnando valangate di gol. Il resto passa in cavalleria.
Da molti mesi, ormai, non vediamo in campo la solita Atalanta. Prima per l’emergenza in difesa, poi il Covid e ora per l’emergenza attaccanti. Poi, oltre agli infortuni, si deve fare i conti anche con le squalifiche. Sta di fatto che l’Atalanta non riesce ad esprimersi ai livelli delle annate precedenti.
I dati della partita contro la Fiorentina sono eloquenti: la squadra ha corso poco: 91.256 chilometri complessivi. Tutti i giocatori nerazzurri sono rimasti sotto i 10 chilometri. Mai così poco. E non è che la Fiorentina abbia fatto meglio. Ha corso uguale. Solo Odriozola ha raggiunto i 10 chilometri. Il possesso palla si divide al 50% tra le due squadre. Poi fra tiri, occasioni da gol e quant’altro tutto si divide più o meno alla pari. E il pari sarebbe stato il risultato più giusto. Tranne che per il gol annullato per fuorigioco di Hateboer.
Tutto ha una logica. La Dea ha giocato giovedì sera, e di nuovo è scesa in campo la domenica a mezzogiorno. Se c’era una domenica in cui si poteva immaginare una sconfitta fuori casa (la prima) era proprio questa. È già bello che la squadra non abbia ceduto di schianto al 60’. Ha creato occasioni e fatto anche gol, pur giocando senza centravanti, ha tenuto testa alla Fiorentina (che stavolta ci è parsa modesta rispetto ai tanti elogi che sta ricevendo).
Ora serve riposo e mente fredda. Giocare dimenticando i torti subiti. Trovare una condizione accettabile e soluzioni di gioco che mettano in risalto i giocatori nuovi acquistati per questo. Serve tempo, lo so, ma è proprio ciò che manca. Giovedì ci attende l’Olympiakos.

forbes