Teun Koopmeiners, dall’intervista shock di marzo ai certificati medici. Uno stress da 60 milioni di euro

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Aveva fatto scalpore la dichiarazione che Teun Koopmeiners aveva rilasciato al De Telegraaf il 21 marzo scorso. La sessione di mercato precedente il giocatore olandese aveva sentito le sirene del Napoli fischiargli nelle orecchie, ma non se ne era fatto nulla perché l’Atalanta riteneva bassa la loro offerta economica. E meno male che non ci è andato, visto com’è finito il campionato del Napoli, che non ha conquistato l’accesso all’Europa, mentre con l’Atalanta il ragazzo ha vinto addirittura l’Europa League.

Per evitare che la situazione si ripetesse, Koopmeiners lo aveva detto a chiare lettere sul giornale olandese, con largo anticipo, lontano da Bergamo, in un momento della sosta per le Nazionali, dove Koopmeiners era impegnato con gli Oranges in preparazione agli Europei.

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Ho detto alla società che in estate io vorrei andare via – aveva affermato il centrocampista nerazzurro -, ma per lasciare Bergamo deve arrivare un’offerta davvero interessante, perché spero che l’Atalanta ricavi una bella somma dalla mia cessione. Mi auguro di avere delle opzioni su cui riflettere”.

E così in estate l’occasione si è presentata con i colori bianconeri. E le cose sono andate come lui aveva previsto. L’offerta è arrivata e l’olandese può trasferirsi alla Juventus.
Ciò che non è piaciuto è stato il metodo. La Juventus prima si è accordata con il giocatore e ha utilizzato Koopmeiners come leva per ottenere le prestazioni sportive del giocatore a un prezzo più basso di quello fissato dall’Atalanta.

La società nerazzurra si sarebbe aspettata una richiesta ufficiale già a luglio. Cosa che non è avvenuta e si è alzato un muro. Ad agosto ci sarebbe stata la partita di SuperCoppa europea contro il Real Madrid e su Koopmeiners l’Atalanta contava molto. E invece il giocatore si è chiamato fuori, mettendo in seria emergenza i suoi ex compagni. Ha smesso di allenarsi, ha procurato dei certificati medici che attestavano il suo livello di stress per costringere l’Atalanta a cederlo alla Juve.

L’amministratore delegato Luca Percassi fino all’ultimo aveva sempre sostenuto pubblicamente che non era nelle intenzioni della società vendere il giocatore, ritenuto importante per il progetto futuro. Non si è mai capito fino in fondo se il segnale mandato da Percassi fosse indirizzato più al giocatore o alla società bianconera.

E, comunque, non se ne sarebbe parlato se non di fronte a una offerta di 60 milioni di euro. In quest’ultima settimana, l’ultima utile per la sezione estiva di mercato, l’offerta ufficiale della Juventus è arrivata: 52 milioni più 6 di bonus. Per un totale di 58 milioni da spalmarsi nei prossimi cinque anni.

Nel mentre l’Atalanta ha acquistato Samardzic dall’Udinese, giocatore dalle caratteristiche che più di ogni altro giocatore si avvicinano a quelle dell’impiego dell’olandese. Quando è arrivato Samardzic si è capito che Koopmeiners sarebbe potuto partire. E così è stato.

La vicenda di Koopmeiners, così come quella di Osimehn, di Dybala, di Lukakku dimostrano come sia “folle” (il termine è stato usato da Gasperini) tenere aperto il mercato a campionato iniziato.

Se le cose accadono a luglio tutto si risolve tranquillamente – parole di Gasperini -, ma se le cose accadono quando il campionato è iniziato allora crea sconcerto. Per l’allenatore che non sa che squadra deve allenare. Per i tifosi che non sanno che squadra andranno a tifare mentre staccano l’abbonamento”.

È di ieri la notizia che il presidente Figc, Gabriele Gravina, cercherà appoggi dentro la Uefa per ottenere la maggioranza e proporre la fine del mercato prima dell’inizio dei campionati. Perché la questione non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa.

Koopmeiners con il suo atteggiamento si è inimicato tutti i tifosi nerazzurri, che lo hanno cancellato dal libro dei preferiti, nonostante abbia trascorso tre anni splendidi con giocate e gol che hanno impreziosito la recente storia dell’Atalanta. Peccato. Ma come dice Lele Adani, oggi i giocatori si considerano delle aziende, dove prevale il profitto a scapito di una considerazione legata alla gratitudine, che si sottomettono ai diktat dei procuratori, piuttosto che al buonsenso comune di un padre di famiglia. O che più semplicemente rispettano quanto sottoscritto nel contratto di lavoro.

Alla fine ci hanno guadagnato un po’ tutti: Koopmeiners ha ottenuto quello che voleva. L’Atalanta ha incassato quello che voleva. Il procuratore ha avuto la sua bella percentuale. Gli unici a rimanere frustrati sono i tifosi, che amano le bandiere. E ora che fine farà la maglia sudata sempre di Teun? Al cestino la risposta.