Andrea Salvi
Le fratture del radio distale nel paziente giovane sono solitamente conseguenze di traumi ad alta energia, diversamente dal paziente anziano. Nel primo esiste una forte correlazione tra i risultati funzionali e la riduzione di tali fratture, mentre nel paziente anziano ciò risulta controverso. In proposito, studi condotti nei giovani suggeriscono una forza di presa della mano maggiore nei casi operati con placca, permettendo un precoce ritorno alle attività lavorative e sportive. La placca per il polso si posiziona preferibilmente in sede volare, una zona ben “imbottita” in quanto localizzata al di sotto di un muscolo, il pronatore quadrato, e non eccessivamente distalizzata (fig. 1), per evitare conflitti con i tendini flessori soprastanti. Le placche volari moderne sono del tipo “a stabilità”, ovvero le viti non comprimono la placca sull’osso ma si stabilizzano sulla placca medesima, permettendo al costrutto placca-osso di comportarsi come una singola unità, non necessitando perciò di un osso integro al di sotto della cartilagine articolare per ottenerne la stabilità. Inoltre, possedendo ampi margini di applicabilità, possono essere utilizzate per quasi tutte le tipologie di frattura e la tecnica chirurgica richiesta mostra una bassa incidenza di complicanze. Permettendo il ripristino dell’anatomia alterata dalla frattura e acquisendo forza e stabilità, il combinato di radio distale e placca consente di mantenere la corretta lunghezza del radio (fig. 2) e di eseguire movimenti precoci con miglioramento delle funzioni della mano e delle dita. In aggiunta, la placca in sede volare è in grado, attraverso le viti trapassanti, di sostenere il versante osseo controlaterale, evitando di applicare una placca in sede dorsale che prevede una dissezione con possibile conseguente devascolarizzazione dei frammenti di frattura e possibile conflitto con i tendini estensori soprastanti. L’ortopedico svizzero Ivan Tami ha sottoposto il mese scorso il ciclista Vincenzo Nibali ad osteosintesi della frattura di polso sinistro con placca volare a seguito di caduta, servendosi, in aggiunta, del supporto artroscopico intraoperatorio, permettendo di valutare e risolvere immediatamente eventuali alterazioni e/o intervalli in sede cartilaginea (nell’ordine di 1-2 mm) che talvolta sfuggono all’indagine fluoroscopica in Sala Operatoria ed eventuali interessamenti legamentosi. Grazie a questa tecnica, il campione ha ripreso a correre già venti giorni dopo l’intervento, confermando la validità della scelta chirurgica.