Il 2012 sarà ricordato in casa atalantina come anno memorabile, non solo per aver saputo rispondere sul campo e a suon di punti alle partite avverse giocatesi fuori dal rettangolo di gioco, ma anche e soprattutto per essere riusciti a dare continuità al progetto societario iniziato con la risalita dalla B alla A e proseguito con la meritata salvezza che ne ha fatto la squadra rivelazione sotto la guida di Stefano Colantuono. Interprete e testimone del nuovo corso è Pierpaolo Marino, giunto a Bergamo in pieno ciclone calcioscommesse e convinto di poter iniziare un ciclo nel solco della tradizione che fa dell’Atalanta la regina delle provinciali.
L’atmosfera di fine anno è ben diversa da quella vissuta a cavallo tra dicembre 2011 e gennaio 2012. C’era fiducia ma anche grande amarezza. “Proprio così – dichiara Pierpaolo Marino – Avevamo 20 punti in classifica su 26 effettivamente conquistati sul campo. Non potevamo dirci tranquilli ma certamente sentirci forti e convinti di centrare l’impresa, che poi è maturata brillantemente prima della conclusione del campionato. Abbiamo vissuto un Natale con le manette per via della vicenda di Cristiano Doni che ci aveva profondamente rattristato. Ma abbiamo dimostrato di generare valori tecnici e spirito di gruppo che ci hanno permesso di riscattare l’immagine della società e tenere fede alla grande tradizione di cui l’Atalanta può vantarsi”.
Cosa ha convinto Pierpaolo Marino ad accettare la sfida che la famiglia Percassi gli ha proposto?
“Nei primi sei mesi di attività in casa atalantina ho avuto conferma della bontà della mia scelta professionale. I Percassi, così come Spagnolo e Zamagna insieme all’entourage di Zingonia, mi hanno fatto sentire subito uno di loro. Ho avuto spazio, ho creduto fermamente nei valori e propositi della società e in questo modo ho potuto comunicare tranquillità e infondere esperienza. Mi ha colpito l’accoglienza della tifoseria atalantina, che ha dimostrato di comprendere le ragioni che mi hanno portato a Bergamo”.
Quali aspetti rendono diversa l’esperienza in corso rispetto a quelle vissute in altre piazze, prime fra tutte Napoli e Udine, dove pure ha colto importanti obiettivi?
“Sto vivendo un’esperienza bellissima. Non lo dico per piaggeria. All’Atalanta sono tornato a vivere le emozioni della mia prima, importante avventura nel grande calcio di serie A con l’Avellino, la mia città natale. Ora, come allora, sento il vento della passione, rivedo in tutti i protagonisti, allenatore e calciatori, la voglia di lottare dall’inizio alla fine per un vessillo sportivo che è l’emblema della città e di un intero territorio”.
Cosa sente di rispondere a quanti oggi pensano che il calcio, in generale, sia mosso solo da interessi?
“Penso non sia vero. Antonio Percassi dimostra esattamente il contrario, così come il pubblico dell’Atalanta. Il presidente ha voluto saldare un debito di riconoscenza nei confronti della squadra che gli ha permesso di giocare e poi emergere sul piano professionale. E’ una bella favola come forse ce ne sono poche. Bergamo, con l’Atalanta, è ancora espressione di un calcio antico e genuino, che poggia sui valori della sua gente e si sforza di esprimerli attraverso la sua squadra”.
Quale tra i calciatori arrivati con lei a Bergamo può considerarsi una scommessa vinta?
“Intanto la scelta dei calciatori non dipende solo da me ma è frutto di un lavoro d’equipe. Personalmente sono soddisfatto della risposta che i nuovi arrivati hanno dato in termini di contributo alle sorti delle partite in cui sono stati schierati. Devo ammettere che provo grande soddisfazione per Denis, sulle cui qualità credevo fermamente. Nonostante qualche cassandra, l’attaccante argentino ha dimostrato fino in fondo il suo valore a suon di gol e aiutando i compagni a segnare. Come amo dire: il tempo è galantuomo”.
Nella campagna trasferimenti di gennaio qualche giocatore andrà via, richiesto da grandi club.
“E’ naturale che ciò accada. Bisogna sempre prevedere che qualcuno degli elementi capaci di mettersi in luce per qualità e continuità con la maglia dell’Atalanta venga richiesto dalle grandi squadre. Quando possibile si cerca di assecondare le aspirazioni dei calciatori, ma ciò deve essere fatto secondo una gestione virtuosa e senza indebolire l’organico”.
La società brasiliana Pluri Consultoria ha inserito l’Atalanta all’87° posto nella classifica mondiale dei club in base al valore economico della propria rosa. Cosa rappresenta l’ingresso nella Top 100 delle squadre più importanti, davanti a Flamengo, Vasco de Gama e Celtic Glasgow.
“E’ un dato statistico confortante e la conferma che si sta facendo bene e procedendo alla crescita graduale. Si tratta di un’analisi che assume ancor più credibilità perché stilata all’estero e dunque fa onore all’Atalanta”