Federica Sorrentino
Tre anni senza Emiliano Mondonico, ma un ricordo sempre vivo e presente in chi lo ha conosciuto e apprezzato come uomo e allenatore. Cosa di lui ha fatto breccia nel cuore degli sportivi e di chi ama il calcio, lo spiega la figlia Clara.
“La sua onestà, il fatto di essere stato sincero, non è mai diventato personaggio, ma è sempre stato sè stesso. Anche quando le cose non andavano magari tanto bene a livello calcistico, non ha mai avuto problemi a metterci la faccia e si è sempre assunto la responsabilità di quello che succedeva sul campo. Credo che questa importante qualità alla lunga gli sia stata pienamente riconosciuta.
Si è detto a più riprese che dietro il suo modo di parlare e di essere c’è sempre stata una filosofia di vita. Quale?
Essere in pace con sè stessi. Lui diceva sempre che andare a letto la sera, guardarsi allo specchio e sapere di aver dato tutto quello che si poteva dare, è la soddisfazione più grande. Faceva finta di essere un po’ misterioso, colui il quale diceva e non diceva, ma in realtà perché era timido in primis. Ma chi doveva capirlo, lo capiva sempre.
Emiliano Mondonico vedeva nel calcio anche una occasione di riscatto sociale e con questo spirito è nata l’associazione che porta il suo nome. La pandemia ne ha frenato le attività. Quali sono i propositi?
Papà diceva sempre che il pallone è stato il suo amico più leale e sincero, che non lo ha mai tradito. E si è impegnato ad aiutare gli altri. Nella conferenza stampa del 16 novembre 2019 abbiamo presentato tutti i progetti possibili e immaginabili, fermi da marzo 2020. Mi piacerebbe riprendere a realizzarli con i ragazzi dell’Approdo che papà stesso seguiva.
In ultimo, il gesto, l’episodio o la dichiarazione per cui Emiliano Mondonico merita di essere ricordato
Sarebbe facile dirti per la sedia alzata, perché tutti pensano che quello sia il simbolo di ribellione del popolo del Toro. Invece, la prima volta che è tornato alla festa della Dea, dopo l’esperienza della retrocessione seguita alla contestazione dei tifosi, con lui costretto a lasciare lo stadio da uscite secondarie, ha parlato e ringraziato i suoi tifosi sottolineando che essere ancora lì tutti insieme era la cosa più bella. E’ questo che mi piace ricordare di lui, il fatto che tutta la sua gente, tutti quei ragazzi che veramente vivono per la loro squadra del cuore, devono essere capiti. È un codice non scritto. È facile criticarli, bisognerebbe invece capire quali sono le loro intenzioni, come ha fatto papà.