Nel nome dello sport locale

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Se si vuole avere un’idea del concetto sbagliato di spending review, basta guardare alla riforma del Coni e ai tagli imposti a livello locale, che comportano la scomparsa delle organizzazioni provinciali. Quella di Bergamo è stata additata ad esempio di buone pratiche dallo stesso presidente Petrucci, che partecipò alla posa della prima pietra della Casa dello Sport, voluta da Valerio Bettoni, presidente del Coni Bergamo per quattro mandati dal 1996 al 2012. Eppure anche a Bergamo, come altrove, cala il sipario e le federazioni e realtà sportive perdono il punto di riferimento organizzativo, con la cessazione delle funzioni presidenziali e consiliari e l’avvento, si fa per dire, della figura del delegato provinciale. Che sarà senza dubbio una persona meritevole, ma sicuramente costretto a fare i conti con i limiti imposti da lacci e lacciuoli di una riforma discutibile nei numeri e nella sostanza.

Il commiato di Valerio Bettoni al mondo dello sport bergamasco ha rappresentato lo specchio fedele dello stato d’animo che l’intero movimento sta vivendo. Il Coni è sempre stata un’istituzione a tutto tondo, con gente che spende gran parte del suo tempo gratuitamente al servizio di una o addirittura più discipline. Basta dare uno sguardo al bilancio del 2012 per rendersi conto che la macchina ha funzionato con un budget di 60mila euro. Un’inezia rispetto a quanto si spende a livello centrale. La Casa dello Sport bergamasco è una realtà che non va scalfita. Lo ribadisce Pierluigi Marzorati, presidente regionale del CONI, che si impegna a chiare lettere: il futuro delegato avrà una segreteria e un paio di collaboratori, visto che la sede di Milano dispone di 24 dipendenti. Un segno di continuità per un territorio sportivamente ricco, che esprime il fior fiore dei campioni e una notevole base di praticanti. Al congedo di Valerio Bettoni ci sono i personaggi di sempre, di ieri e oggi. Il presidente onorario Mario Mangiarotti, la cui commozione è palpabile, l’inossidabile Migidio Bourifa, campione di maratona e simbolo dell’integrazione sociale e sportiva, la campionessa paralimpica Martina Caironi che è simbolo della rinascita e della vitalità come lo sono gli atleti della PHB. Lo sport guarda avanti. Oltre gli steccati e la burocrazia.

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