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Panathlon marchio di cultura sportiva

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Gian Battista Gualdi

Il Panathlon è stato da tempo ufficialmente riconosciuto dal CIO come Movimento internazionale benemerito per la promozione e la diffusione della cultura e dell’etica sportiva. Secondo un recente, autorevole studio, si considerano CITTA’ CULTURALMENTE SPORTIVE quelle che sono sedi di un club del Panathlon International. Un’attribuzione richiamata recentemente da Attilio Belloli, Governatore dell’Area 2 Nord del Panathlon, nel corso del webinar sul tema “The future of sports”, organizzato dal Panathlon Club Milano.

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Proprio ad Attilio Belloli, past president del Panathlon Club Bergamo che, a cavallo tra il suo mandato e l’attuale presidenza di Gianluigi Stanga è stato intitolato a Mario Mangiarotti, abbiamo chiesto: in quale modo il movimento panathletico produce interazione con il territorio?

“La territorialità è un elemento fondante per il Panathlon, in quanto l’intera struttura poggia sui Club, presenti ed espressione del territorio, dove i panathleti sono presenti e operano a servizio del mondo sportivo (Coni, Federazioni, Associazioni Sportive e atleti) e delle Istituzioni politiche (con lo sviluppo di progetti e la condivisione della politica sportiva delle amministrazioni locali”.

A suo avviso, cosa si deve intendere per città culturalmente sportive? Quali valori, oltre che numeri, esse devono esprimere?

“Cultura sportiva non è certo un ossimoro. A mio avviso una città, un territorio, possono dirsi culturalmente sportivi non quando hanno squadre che vincono titoli nazionali o internazionali, ma sono dotate di impianti che per quantità e qualità consentono alla maggioranza dei cittadini di fare sport, contribuendo all’aumento dei praticanti e alla fioritura di nuovi campioni”.

Ludis Iungit, il motto del Panathlon. Ovvero, “uniti dallo sport”. Come si coniuga questo nobile proposito nella pratica quotidiana dello sportivo?

“Lo sport è da sempre amicizia, condivisione delle gare e prima degli allenamenti e della passione. La pratica sportiva è una delle attività in cui l’individuo esprime massimamente la propria socialità”.

La pandemia ha penalizzato la socialità, anche quella legata alle attività sportive. Quale ruolo potrà avere il Panathlon negli anni a venire nella ripresa dei legami?

“Dobbiamo sfruttare questo periodo di inattività per sviluppare idee e programmare il futuro. Può sembrare banale, ma non lo è: sfruttiamo questo periodo per incontrarci in chat, programmare e soprattutto leggere e formarci. Ne usciremo più forti e capaci di vivere lo sport e la sua bellissima e travolgente socialità”.