Tino Sana l’orfano che sapeva sognare

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Eugenio Sorrentino

Tutta la vita dedicata all’arte del legno ne ha fatto uno dei più grandi imprenditori del settore a livello internazionale. Tino Sana, scomparso a 84 anni nella sua Almenno San Bartolomeo dove accanto all’azienda fondata nel 1965 ha fatto sorgere il Museo del Falegname, è cresciuto con gli insegnamenti di don Bepo Vavassori al Patronato San Vincenzo, da cui è stato accolto quando, a soli 8 anni, si è ritrovato orfano di padre. Esempio luminoso di passione innata e capacità declinate con l’umiltà, la sensibilità e la generosità che ne ha accompagnato l’esistenza, votata alla cultura della migliore espressione artigiana. Perseverante al punto di crescere ed affermarsi come Tino Sana nel panorama internazionale come realtà di riferimento nel settore degli arredi per alberghi e navi da crociera. Ma cullando sempre l’amore per l’Atalanta e il ciclismo, la grande amicizia con Felice Gimondi. Passione che spinge Tino Sana a fondare nel 1987 il Museo del Falegname, un luogo unico dove raccogliere oggetti, testimonianze e la storia del fare falegnameria dalle sue origini più pure. “Insieme al progetto architettonico è nata una grande e imperitura amicizia” – recita l’arch. Angelo Mena, che gli ha suggerito di realizzare e ha disegnato la prima sede museale. Un legame così forte da decidere, nel 2000, di spostare il Museo a fianco alla fabbrica perché la memoria non può stare divisa dal lavoro. E proprio dal legno Tino Sana decide di far nascere una bicicletta, seconda passione dell’imprenditore bergamasco, realizzata interamente in legno. 220 esemplari collaudate alla Bianchi e brevettate simbolo della capacità di realizzare oggetti unici e curati nei minimi dettagli. Simbolo della maestria artigiana nel mondo, la bicicletta di Sana è un’oggetto da collezione, un’invenzione straordinaria esposta perfino al Bicycle Museum di Chicago negli Stati Uniti d’America.   La bicicletta di Tino Sana è una punta di diamante del  made in Italy, un’opera unica per pregio, ingegneria e raffinatezza, che  riflette la ricerca e lo studio profusi dal suo inventore per crearla. La sua eredità in una frase: «Un giorno mia madre mi chiese cosa volessi fare e io non avevo dubbi: volevo fare il falegname. Il mio sogno era costruire un monopattino e una cuccia per il cane. Certamente quei due oggetti rappresentavano quello che avrei voluto nella vita: viaggiare e avere un focolare unito. Oggi posso dire di esserci riuscito».

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