Atalanta dice no al razzismo

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Federica Sorrentino

L’Atalanta ha fatto mirabilmente la sua parte nella campagna contro il razzismo, che ha coinvolto tutto il mondo del calcio. Un impegno manifesto nel quotidiano, che abbiamo approfondito con Lucia Castelli, psicopedagogista del Settore Giovanile.

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Come è stata gestita la campagna di sensibilizzazione contro ogni forma di razzismo?

Abbiamo partecipato alle riunioni online nel mese di dicembre della Lega Serie A, insieme a Unar, ufficio nazionale antidiscriminazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, insieme a Licra, un’altra Lega europea contro la discriminazione, a Uisp e FGIC, per preparare questa campagna messa in onda dal 21 al 27 marzo. Per quanto riguarda la prima squadra, ogni giocatore ha dato il suo contributo, e nelle ultime partite, c’era lo spot della campagna KEEP RACISM OUT. Ogni società di serie A ha cercato di fare qualcosa al proprio interno e, per quanto riguarda Atalanta, abbiamo coinvolto sei squadre dell’attività di base, tre maschili e tre femminili under 12, 13 e 14, presentando loro dei piccoli filmati e documentari, in cui si evidenziavano episodi di razzismo passati e recenti. A seguito di questi stimoli visivi abbiamo posto delle domande in modo che potessero interagire. Abbiamo poi chiesto loro di preparare qualcosa di fantasioso e, con l’aiuto dell’ufficio comunicazione, siamo andati in campo per produrre un video, pubblicato sul sito e profili social. E’ molto importante dire no al razzismo, e il potere di influenzare la gente deve portare con sé la consapevolezza che si ha una grande responsabilità su questo tema.

Il vivaio dell’Atalanta è una miscellanea di provenienze estere e di culture. Quali azioni si intraprendono per garantire l’inserimento, l’integrazione per un ambiente sempre più familiare?

Noi del settore giovanile, ma so che anche la prima squadra ci pensa, per prima consa insegniamo l’italiano, cercando di includerli più che integrarli. Tra i due termini c’è una differenza, in quanto l’inclusione vuol dire che impari la lingua, le regole, conosci la società in cui sei inserito; tuttavia ti valorizziamo e lasciamo la tua cultura, la tua religione, le tue tradizioni, la tua lingua. Per fare un esempio pratico, c’è un ragazzo alla Casa del Giovane provienente dall’Africa e per la scuola lo abbiamo aiutato a preparare una PowerPoint in geografia proprio sulla sua nazione, in modo che arricchisse la classe delle sue esperienze ma non solo, così da risvegliare anche la parte emotiva dell’apprendimento grazie alla testimonianza di chi proviene ad esempio da una diversa nazione.

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