Atalanta: solo un tempo non basta

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La trasferta di Genova contro la Sampdoria, conclusasi con una sconfitta per 1-3 a cui nessuno poteva pensare nei termini in cui è maturata, serve a ricordare una volta di più come l’effetto dominante dei primi 45 minuti non possa riverberarsi di conserva nella seconda parte di gara. L’Atalanta domina e si prende gioco degli avversari nel primo tempo, poi non si accorge che, aiutata dalle contromosse tattiche del suo allenatore, la Samp nell’intervallo ricarica le pile e ne subisce la rinascita. La squadra di Gasperini si involve, perde identità e compattezza, allorquando il doriano Praet sale in cattedra e l’inserimento di Linetty deciso da Giampaolo cambia il volto della partita. Un crollo mentale e di concentrazione, quello dell’Atalanta. Il ricorso (solo nell’ultima mezz’ora) a Papu Gomez, tenuto inizialmente a riposo dopo le fatiche con l’Argentina e l’impegno infrasettimanale in Europa League, serve solo a ricordare che l’Atalanta ne dipende in buona parte, anche se Gasperini avrebbe fatto a meno volentieri di schierarlo. Allo stadio Marassi, sponda blucerchiata, Gasperini si affida al 3-5-1-1, con Ilicic in verticale con Petagna, linea di centrocampo con Cristante, De Roon e Freuler in mezzo, Hateboer e Spinazzola esterni, mentre davanti a Berisha ci sono Masiello, Caldara e Palomino. Giampaolo conferma il 4-3-1-2, con Puggioni tra i pali, Silvestre e Regini difensori centrali, Bereszynski e Strinic laterali; a centrocampo, in assenza dello squalificato Barreto, giocano il deduttante Verre, Torreira e Praet; Ramirez trequartista alle spalle di Zapata e Quagliarella. La partita inizia con un brivido per l’Atalanta. Dopo 2’ Berisha controlla male con i piedi il pallone su cui si avventa Quagliarella che prova a calciare ma si vede ribattere la conclusione dallo stesso portiere. Solo un fuoco di paglia dei blucerchiati, sovrastati a centrocampo, perché la squadra di Gasperini si porta ripetutamente all’attacco sfruttando le fasce e rendendosi pericolosa con i puntuali inserimenti. Al 7’ pallone invitante per lo smarcato Petagna che non riesce ad agganciare. Al 10’, nel giro di 30 secondi, due interventi decisivi di Puggioni che respinge prima un tiro a giro di Ilicic e poi si ripete su pallone che Freuler tenta di piazzare nell’angolo basso sinistro. Al 12’ altra ghiotta occasione per l’Atalanta con Cristante che calcia di prima intenzione il pallone toccato da Strinic e sfiora il palo alla destra del portiere doriano. Il gol del vantaggio atalantino arriva proprio per merito di Cristiante che al 21’ si inserisce al centro dell’area doriana e raccoglie di testa un cross tagliato di Spinazzola, anticipando l’uscita di Puggioni e insaccando alla destra della porta doriana. Al 24’ intelligenza giocata di Petagna che, spalle alla porta, confeziona un assist per Cristante che colpisce l’esterno della rete. Alla mezz’ora, su palla inattiva, colpo di testa di Petagna e parata sicura di Puggioni. Al 32’ veloce ripartenza della Sampdoria su palla persa dall’Atalanta e scatto in profondità di Zapata che si fa ribattere il tiro da Berisha in uscita. Al 34’ affondo di Hateboer sulla destra che serve Petagna, la cui conclusione viene deviata in angolo. Al 39’ lancio in profondità di Verre per Zapata che calcia da posizione defilata e Berisha para senza difficoltà. Al 41’ giallo a Freuler, punito per aver fermato un tentativo di ripartenza di Torreira. Poco dopo tocca a Silvestre per fallo su Petagna. Il primo tempo si chiude con qualche rammarico per l’Atalanta, capace di occupare gli spazi e proporsi ripetutamente in aria doriana. Una superiorità netta, frutto di una scelta tattica tale da rendere prevedibile il gioco dei blucerchiati, valsa il solo gol di Cristante.

Al rientro dagli spogliatoi Giampaolo opera due sostituzioni, mandando in campo Linetty e Caprari al posto di Verre e Ramirez, nel tentativo di fornire maggiori soluzioni offensive. La prima conclusione a rete arriva al 4’ con Cristante con pallone deviato in angolo dal corpo di un difensore. Ma la Samp appare decisamente più determinata e all’11’, grazie a un’azione insistita di Quagliarella che aggira Berisha e mette al centro dell’area bergamasca, trova il gol del pareggio con Zapata che mette in rete di testa. La Samp ritrova la convinzione e vola letteralmente tra le linee. Al 14’ il ribaltone: Strinic intercetta un pallone sulla trequarti, scambia con Zapata e, una volta in area, effettua un cross a mezza altezza su cui si avventa di testa Caprari per il tocco vincente. L’uno-due cambia il volto della partita. Al quarto d’ora esce De Roon per fare posto a Gomez. Passano 4’ e il Papu prova a rimettere le cose in parità con un tiro angolato che Puggioni respinge con i pugni. Al 21’ cross di Gomez e colpo di testa di Hateboer che finisce tra le mani di Puggioni. Un minuto dopo Gasperini avvicenda Petagna con Cornelius. Appena 50 secondi e arriva il kot per merito del polacco Linetty, che entra in area sulla sinistra, elude Masiello e calcia sul palo più lontano sorprendendo Berisha. L’Atalanta non vuole demordere e conclude pericolosamente con Freuler, innestato da un assist di Ilicic, ma Puggioni copre il palo. Al 27’ Gasperini getta nella mischia un attaccante puro, Vido, al posto di Ilicic. Al 29’ Linetty fa ammonire Hateboer. Dalla mezz’ora le squadre si allungano. Al 32’ un colpo di testa passa a poca distanza dall’incrocio dei pali, mentre sul fronte opposto Masiello anticipa una pericolosa battuta a rete di Zapata. Intorno al 35’ Gomez calcia due volte, la prima con pallone alto sulla traversa, poi colpendo l’esterno della rete, dove impatta anche la successiva conclusione di Hateboer. Al 42’ Giampaolo concede la standing ovation a Zapata, sostituito da Kownacki. Al 43’ Berisha blocca una rasoiata insidiosa di Quagliarella e dopo un rasoterra di Linetty. E allo scadere dei tre minuti di recupero, Puggioni si oppone prima a Freuler e poi a Cornelius che arrivano a tu per tu. Capitolo finale di una gara che, sul fronte atalantino, resta tutta da decifrare, mentre la Sampdoria ne esce rilanciata. Nel dopopartita Gasperini non drammatizza per la sconfitta, ma ammette i limiti di tenuta.

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