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Celeste Atalanta bianco Lazio

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Eugenio Sorrentino

Per analizzare la remuntada vittoriosa dell’Atalanta bisogna partire dal post-partita e dalle impressioni riportate da Gian Piero Gasperini relegato in tribuna.
Ho la sensazione che questa squadra sia talmente sicura da avere sempre meno bisogno dell’allenatore”. La frase, proferita davanti all’unico microfono disponibile per rimandare pensieri e parole al popolo televisione del calcio, è un attestato che qualsiasi gruppo vorrebbe sentirsi dire. Un riconoscimento con tanto di luccichio negli occhi dell’allenatore, quello stesso pronto a tornare in panchina dopo il turno di squalifica per dirigere il coro. Con tanto di rimbrotti ai suoi giocatori, se necessario. Perché il bel gioco è come il bel canto donizettiano. Anche se si stecca, com’è capitato dopo una manciata di minuti a Martin De Roon, ripresosi alla grande dopo l’autogol che sembrava dovesse spianare la strada ai biancocelesti. Così come Palomino che, ostacolandosi con Freuler, ha permesso di Luis Alberto di rubare palla e servire Milinkovic Savic, la cui conclusione forte e angolata da fuori area non ha lasciato scampo al pure reattivo Gollini. L’Atalanta ha rischiato di subire ancora nella prima mezz’ora, caratterizzata dalla manovra veloce tessuta dalla squadra di Simone Inzaghi, ma ha avuto il merito di non lasciarsi condizionare. Prese le misure, e
Invertite le posizioni degli esterni difensivi Djimsiti e Toloi, il quale è andato a intercettare e neutralizzare Milinkovic-Savic, i nerazzurri hanno riaperto il match prima dell’intervallo con Gosens. L’esterno tedesco, il difensore più prolifico a livello europeo con otto gol stagionali, ha inzuccato di testa un cross pennellato da Hateboer, a sua volta liberato da Zapata.
Nell’intervallo avevamo la convinzione di poter ribaltare il risultato” – dirà poi Gasperini. Detto fatto. Nella ripresa il capolavoro, con la squadra guidata da Gritti in panchina che ha lavorato ai fianchi l’avversario, pervenendo al pareggio con una bomba di Malinovskyi, poi avvicendato da Ilicic. L’ingresso dello sloveno ha dato il la all’azione da cui è scaturito il calcio d’angolo che ha portato al gol di testa di Palomino. Il. Il capovolgimento del risultato è figlio dell’atteggiamento e degli equilibri che indubbiamente fanno perno su Gomez. Quando il Papu sale in cattedra, con la sua interpretazione universale del gioco, la squadra spadroneggia e diventa irresistibile.

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