Da Bartali a Gosens

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Federica Sorrentino

L’Atalanta ha già segnato questa edizione del campionato europeo di calcio. Lo ha fatto promuovendo nove dei suoi giocatori (sarebbero stati dieci senza la rinuncia consapevole dell’olandese Hateboer) alla rassegna continentale. Alcuni di essi sono diventati protagonisti assoluti. La memorabile prestazione di Robin Gosens, che ha permesso alla Germania di surclassare il Portogallo, ha avuto la capacità di smuovere anche il mondo delle istituzioni governative. L’esterno tedesco, che studia psicologia e aveva dialogato a distanza con la cancelleria Angela Merkel a proposito della gestione dell’emergenza sanitaria nel lungo periodo della pandemia, si è ritrovato al centro del dialogo intergovernativo tra Italia e Germania. E’ stata proprio Angela Merkel, dopo avere visto in azione super Gosens, a usare l’arma dell’ironia, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il premier italiano Mario Draghi, per spiegare che “tra Germania e Italia non ci sono grossi problemi, a parte le differenze calcistiche”, per poi aggiungere che “l’Italia gioca bene, ma noi facciamo il tifo per la nostra squadra”. E, con riferimento all’esterno atalantino, “Pensiamo sia un ottimo giocatore, quello di Bergamo”. Se il calcio, e lo sport in generale, serve a rasserenare il clima e trovare la giusta quadra per affrontare i temi vitali per la società civile, non si può che esserne felici. E Gosens, come gli altri compagni di squadra nerazzurri impegnati a giocare l’Europeo, assolve indirettamente alla missione di proporre Bergamo come simbolo della ripartenza e contribuire a considerare l’Atalanta una splendida realtà del calcio internazionale. Mentre, parallelamente, si rincorrono le opinioni sulla politica che influenza lo sport e viceversa, il pensiero va a quanto la cronistoria ci rimanda. In particolare, a quanto accadde il 14 luglio 1948, giorno dell’attentato a Palmiro Togliatti che rischiò di provocare una guerra civile, scongiurata dall’impresa sportiva portata a termine 48 ore dopo al Tour de France da tale Gino Bartali, uno che aveva contribuito a salvare decine di ebrei trasportandone i salvacondotti nel tubolare della bicicletta. Recuperati 21 minuti di ritardo sulla maglia gialla Bobet, inerpicandosi sulle difficili salite transalpine, Bartali fece trionfare lo spirito italico vincendo il Tour e sopì le tensioni civili. Lo sport, quello vero, ha il potere di unire. Gesta combinate con i gesti. Ancora più importante ora che stiamo cercando di uscire dalla pandemia, tutti insieme.

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