Dany Eynard una vita per l’atletica

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a cura della redazione

Atletica bergamasca in lutto per la scomparsa di Dany Eynard, uno dei padri fondatori dell’Atletica Bergamo ’59, il quale ha speso almeno 70 anni della sua intensa esistenza a favore dell’atletica leggera. Prima atleta, poi allenatore, quindi giudice, ma soprattutto dirigente, ruolo che lo ha visto per 29 anni presidente della società, diventandone presidente onorario nell’aprile 2012.

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Nato il 23 giugno 1930, “Dany” era cresciuto in una famiglia di sportivi. Lo zio Arnaldo fu uno dei fondatori della Federazione Italiana Pallavolo, mentre il padre Giancarlo pioniere dell’atletica leggera a Bergamo. Da atleta si cimentò in particolare nel salto in alto, nonostante all’età di 15 anni avesse perso la mano sinistra a causa di un tragico incidente.

C’era anche lui il 9 febbraio 1959 a dare vita, insieme al primo presidente Giuseppe Tombini, alla società modello dell’atletica italiana, capace di fare incetta di titoli italiani e maglie azzurre come poche altre e di cavalcare un ventennio ai vertici dell’attività giovanile. E c’era di nuovo lui quando, sul finire del 1982, dopo l’improvvisa uscita dai ranghi societari del presidente Mauro Capponi, l’Atletica Bergamo si ritrovò vicina a sparire. Insieme a Giulio Mazza, Bice Marabini, Achille Ventura, Dino Bellini, Antonio Grasseni, Giuseppe Mostosi e a un giovane Dante Acerbis, oltre che a un manipolo di giovani allenatori, Eynard raccolse entusiasmo, idee e qualche indispensabile assegno, portando in salvo la società e raccogliendo subito le prime soddisfazioni sul campo. Poche settimane dopo, in seguito alla morte di Mazza, si ritrovò suo malgrado alla presidenza. Ruolo a cui non ambiva, ma che ricoprì appunto per quasi un trentennio, con la sua proverbiale signorilità.

Dalla sua aveva una grande passione e una spiccata conoscenza tecnica derivante anche dai suoi brillanti trascorsi come allenatore, in un’epoca in cui quel tipo di figura non era così diffusa e professionale come oggi. Poi a livello dirigenziale ha ricoperto anche ruoli federali, prediligendo però sempre il lavoro sul territorio, quando peraltro avrebbe potuto aspirare anche a cariche nazionali. Il tutto in parallelo con la sua attività professionale di architetto, specializzato soprattutto nella realizzazione di impianti sportivi. Il fiore all’occhiello resta a tutt’oggi il Palazzetto dello Sport di Bergamo, di cui fu progettista insieme al padre Giancarlo. Ma nella maggior parte degli impianti sorti in provincia – e non solo – nell’ultimo mezzo secolo c’è stata la sua matita.