Federica Pellegrini, perché flop?

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Se Federica Pellegrini non dà peso alle critiche, è altrettanto vero che deve fare un esame di coscienza per i risultati mancati in questa olimpiade. Finire lontana dal podio sia nei 400 che nei 200 sl, gara dominata quattro anni fa a Pechino e in altre competizioni assolute europee e mondiali, ha una sua motivazione chiara: Federica non riesce, in talune circostanze, a esprimere tutto il potenziale che le appartiene. “Non riuscire a dare il massimo è più di una sensazione. Peccato per lei e tutto ciò che di bello avrebbe potuto accompagnare il successo tanto atteso. E’ immaginabile che non saranno pochi coloro i quali assoceranno il flop all’eccesso di gossip e interesse extra-acquatici. Troppo facile e banale. Se Federica Pellegrini sente di essere un patrimonio nazionale, sa pure di dover misurare fino in fondo le proprie capacità di continuare ad alto livello. Se l’atleta sente troppo la pressione, pur non ammettendolo, allora deve confrontarsi con i propri limiti di tenuta mente-corpo. Lei stessa ai microfoni sostiene che non è un problema di testa, semmai non riesce a dare di più. Il suo trainer giura che Federica non salta un allenamento e si impegna tutti i giorni senza risparmiarsi. Non vogliamo né possiamo considerarla un’atleta in declino, tuttavia ci sono appuntamenti che non si possono mancare. Salire sul podio, pur senza conquistare l’oro, avrebbe avuto un significato diverso. Ma una nuotatrice, nel bene e nel male, si confronta sempre con se stessa. E non è la prima volta che Federica Pellegrini deve fare i conti con una sconfitta. D’altronde, atleti che non vanno in copertina ma occupano la prima o seconda posizione nel best ranking della propria specialità, hanno mancato ugualmente l’appuntamento con il trionfo olimpico, quello che suggella un’intera carriera. Mal comune, mezzo gaudio? Affatto. Ci si cominci a chiedere perché la spedizione degli sport acquatici non ha risposto alle attese. I nostri atleti non sono capaci di reggere l’impatto con le grandi manifestazioni? Forse sbagliano preparazione o sono accompagnati male sotto l’aspetto psicologico? Domande che meriteranno risposte nei tempi e nei modi dovuti negli ambienti federali.

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