Francesco Messori ragazzo in gamba

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Simone Fornoni

Per aver fondato tredicenne la Nazionale Italiana di Calcio Amputati, facendone tuttora il capitano e il testimonial a nemmeno 23 (Bologna, 22 novembre 1998), bisogna essere speciali. “Ho solo una gamba di meno e volevo solo giocare a pallone come tutti”, scherza lui. “Mai viste le classi seconde e terze, campionesse di decibel, rimanere così in silenzio e a bocca aperta”, sussurrano i professori, tra cui Francesca Soli, fotogiornalista che insegna francese e l’ha proposto a una scolaresca bisognosa di respirare esempi dopo un lockdown asfittico. Alle Scuole Medie di Ardesio come a New York, Francesco Messori, dalla Correggio di Ligabue, ha zittito tutti. Ma c’è abituato, ormai.
Tra il 16 e il 18 marzo, addirittura, nel Palazzo di Vetro dell’Onu, al Change the World Model United Nations, davanti a personalità come l’ex presidente USA Bill Clinton, prendendo la parola con Carlo Ancelotti su invito di Marco Tardelli, eroe mundial di Spagna ’82 che l’aveva conosciuto alla Domenica Sportiva per poi curarne la prefazione all’autobiografia, “Mi chiamano Messi”. Perché talentuoso, volenteroso e mancino, come l’idolo dal cognome assonante: “A mia mamma Francesca, all’ottavo mese di gestazione, dissero che sarei nato senza la destra. ‘Vorrà dire che metterò al mondo un ragazzo in gamba’, rispose lei. Giocai tra i normodotati grazie a una variazione regolamentare del Csi, poi questo gruppo Facebook con cui facemmo la Nazionale”.
Europei, Mondiali in Messico, Champions League, fino all’incontro con papa Francesco I in piazza San Pietro: “Gli ho regalato la fascia, da capitano degli Amputati Azzurri a capitano della Chiesa cattolica. Non riuscivo a slacciarla dall’emozione: mi aiutarono lo stesso Pontefice e Bruno Pizzul”. La Nazionale Amputati fa parte della FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) dal dicembre 2017. Nel giro, anche i bergamaschi Daniele Piana di Bariano e Carlo Avelli di Sola. “Ho conosciuto il Messi da ragazzino quando lavoravo su Reggio Emilia – ci confida la prof. Soli, modenese di Castelnuovo Rangone trasferita a Piario, nota anche per le mezze maratone -, è un tipo che colpisce subito”. “Non mi sento diverso, valorizzo la mia condizione come mi hanno insegnato i miei genitori”, fa lui, con naturalezza disarmante. La stessa con cui firma autografi e riceve doni dai ragazzi di Ardesio. La stessa con cui lascia tutti ad ascoltarlo in silenzio, come Alcides Ghiggia, Frank Sinatra e Giovanni Paolo II al Maracanà di Rio. Lui, Messori detto Messi, dal Papa attuale s’è fatto sfilare la fascia.2

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