I 44 giorni di Sportiello

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Fabrizio Carcano

Gli antichi lo chiamavano il fato. Qualcosa di più grande che decide anche per noi. Chissà se in questi ultimi due mesi Marco Sportiello si sarà domandato se esista un fato? Forse sì. Di pensieri ne avrà avuti certamente e anche il tempo di sviscerarli da quel 24 marzo in cui ha scoperto la positività al Covid 19 dopo un tampone effettuato, secondo i protocolli sanitari, per scrupolo, dopo che il Valencia qual giorno prima aveva ufficializzato la positività di cinque suoi tesserati, tra questi il difensore Gaya’ che aveva giocato al Mestalla il 10 marzo contro i nerazzurri nella partita di ritorno degli ottavi di finale di Champions League. La partita forse a più alto rischio della storia del pallone, perché Bergamo era già nel tunnel dell’incubo pandemia e in Spagna i contagi stavano aumentando, anche nella Comunitat Valenciana.

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Dove nonostante tutto i giornalisti assediavano i giocatori atalantini fuori dall’hotel senza mascherine e senza distanziamento (con la reazione piccata del Papu Gomez che li respingeva in spagnolo etichettandoli come ‘pagliacci’) e migliaia di tifosi valenciani si assiepavano nelle stradine intorno allo stadio chiuso al pubblico per fare la torcida, cantando abbracciati.

In quel delirio eccolo il destino: Sportiello, panchinaro da tre presenze stagionali in sette mesi, si ritrova titolare per la frattura al mignolo rimediata da PierLuigi Gollini nella seduta di rifinitura.

Il debutto a 28 anni in una gara europea, addirittura in un ottavo di finale di Champions.

Un regalo del destino, verrebbe da dire, poi due settimane dopo il tampone maledetto, una doccia fredda: Sportiello stava bene e avrebbe per fortuna sempre goduto di buona salute in tutta la quarantena, ma il tampone era positivo.

Ovviamente nessuno sa se il contagio sia avvenuto nelle mischie dell’area del Mestalla, tra aliti e schizzi di saliva dei giocatori, ma se uno più uno fa due…

Dalla serata più importante della carriera, dal trionfo al Mestalla, all’incubo coronavirus. Un mese e mezzo di angoscia, ogni due settimane un nuovo tampone, sempre positivo, pur stando bene. Fino a quando la luce in fondo al tunnel è arrivata. Con la prima settimana di maggio, con due tamponi a distanza di 48 ore entrambi negativi e quella gioia che deve essere difficile anche da raccontare. Il 7 maggio Sportiello ha respinto il Covid, sei settimane dopo aver incassato il colpo basso di un destino beffardo…