I palloni di Ascoli Piceno dicono di un’emozione che non ha confini

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di Giambattista Gherardi

L’immagine ha preso a circolare negli ultimi giorni attraverso i social, divenendo in poco tempo fra le più cliccate del web. Ritrae il sagrato della chiesa di San Tommaso ad Ascoli Piceno, dove sono in corso i lavori preparatori per avviare i lavori di restauro dopo i danni provocati dal terremoto. A dominare la scena non sono le architetture romaniche dell’edificio, quanto una serie di palloni (decine e decine) che gli operai addetti al cantiere hanno rivenuto fra coppi e grondaie del tetto di copertura.

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Foto Sei di Ascoli Piceno se…

Un tuffo al cuore per quanti transitavano sul sagrato, poiché quegli innocui strumenti di gioco hanno avviato nel cuore di tanti la macchina del tempo, che ha fatto volare il pensiero e i ricordi agli anni in cui i ragazzi giocavano nei cortili, nei vicoli e sulle piazze, scaraventando il pallone nel giardino del vicino, sul terrazzo della vicina pensionata o, appunto, sul tetto della chiesa.

Dall’oblio sono emersi i leggerissimi Super Tele (quelli che assumevano traiettorie improbabili perché leggerissimi), i Tango che facevano sognare l’Italia Mundial, palloni di cuoio e di gomma. Dietro a ciascuno c’era senza dubbio (come a volte avvisavano certi cartelli stradali) un nugolo di ragazzini intento a correre, giocare e divertirsi. Nulla da spartire con il calcio dei videogiochi o con quello milionario della pay tv. Un calcio d’altri tempi, quando la Nazionale andava ai Mondiali. E li vinceva. Ripartire da Ascoli potrebbe essere un’idea.