Il vivaio al tempo del Covid

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Federica Sorrentino

Da un anno a questa parte l’emergenza Covid impone restrizioni più o meno severe, impattando sul gioco e sull’attività agonistica. Cosa succede all’interno del grande vivaio atalantino? Le squadre agonistiche, dagli under14 alla Primavera, non hanno subito molti stop pur nel rispetto dei rigidi protocolli, che riguardano mascherine, distanze, attività individuale, tamponi tutte le settimane. L’under 18 ha da poco ripreso il campionato, per l’under 17 è stata adottata una formula basata su partite secche. L’attività di base è andata invece più a singhiozzo. “Quando si è in zona rossa – spiega Lucia Castelli – due volte alla settimana gli staff si collegano online e svolgono delle esercitazioni; tutto ciò vale sia per i maschi, sia per le femmine. In più io e Anna Ferrari, psicologa dello sport, ci siamo collegate una volta a settimana con i componenti le squadre per seguirli e comprendere le loro emozioni legate al lockdown”.

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Quali conseguenze hanno avuto sui giovani e giovanissimi le forzate rinunce a giocare?

Loro hanno tanta voglia di socialità. Addirittura, dicono di non vedere l’ora di tornare a scuola in presenza. Infatti, la didattica mista aveva un po’ salvato la situazione, consentendo anche la presenza agli allenamenti. Per loro diventa difficile quando si è in zona rossa. All’inizio era prevalente la paura che potesse accadere qualcosa ai propri cari; adesso c’è più rabbia e noia.

Quali sono i consigli che sente di dare?

Considero questa situazione di emergenza un bicchiere mezzo pieno. Noi adulti dobbiamo dare speranza ai ragazzi, senza reprimerci. Importante parlarne, dire che è una cosa destinata a finire e che bisogna avere pazienza. Questa pandemia ha insegnato tante cose, per esempio che non è possibile che il sistema sportivo italiano sia tutto e solo in mano alle società sportive, I bambini non sanno giocare da soli, non conoscono il gioco di strada. Il problema è che questi ragazzi non sanno fare niente da soli, ma non è colpa loro, siamo noi che gli abbiamo organizzato il tempo libero e dei giochi. Questi ragazzi hanno quindi perso l’autonomia. Siamo poi diventati iperprotettivi, gli nascondiamo tutti i mali. Cosa potremmo fare? Usciamo, camminiamo, ma non con il papà e la mamma, magari con due compagni dato che non si possono fare assembramenti. Vero che non ne possono più di stare davanti agli schermi con la Didattica a distanza, però quando la lezione finisce è importante che non si rimettano al telefono.