La disabilità incontra il ghiaccio

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Rino Fusco

La pista di pattinaggio su ghiaccio di Ponteranica, dopo avere dato spazio ai bisogni educativi del territorio, si è aperta ad altre attività non legate strettamente alla scuola e ai plessi comunali, offrendo opportunità di frequentazione a gruppi di bambini e adolescenti con disabilità. Una scelta resa possibile dalla presenza di Arianna Bonfanti, pattinatrice e istruttrice della Federazione Italiana Sport Ghiaccio, nonché psicologa e analista del comportamento. Un connubio di competenze che si sposa con il progetto messa in atto dall’associazione “Pattini e Pareti”, presieduta da Claudio Armati, il quale di Ponteranica è stato sindaco fino al 2004. “Stiamo costruendo una serie di relazioni per dare all’iniziativa un elemento di continuità e di prospettiva” – spiega Claudio Armati, sottolineando come questo genere di aperture permette di vivere esperienze altrimenti impedite e di uscire dal guscio eccessivamente protettivo in cui si rifugiano le famiglie con figli disabili. La pista di pattinaggio su ghiaccio, impianto all’aperto, è frequentata da alcune decine di soggetti con disabilità, accompagnati dai rispettivi assistenti e educatori. “Nei percorsi avviati negli orari scolastici sono stati sempre coinvolti e inseriti alunni con varie disabilità – dice Arianna Bonfanti – Essendo la nostra una attività di tipo riabilitativo, abbiamo potuto proporla anche in questo momento particolare di emergenza sanitaria perdurante”.

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Com’è nata l’idea di coinvolgere anche soggetti con sindrome dello spettro autistico?

Da psicologa e terapista seguo molti bambini con autismo e i contesti riabilitativi in questo periodo sono davvero limitati, sia dal punto di vista sociale, sia per tutte le attività ed esperienze ludico-sportive. Bisogna tenere conto che, in presenza di gruppi di persone molto folti, questi soggetti fanno fatica a tollerare gli stimoli sensoriali che si creano. Da qui l’idea di utilizzare il pattinaggio su ghiaccio come contesto riabilitativo, portandoli a vivere una vera e propria lezione sui pattini. La volontà sarebbe quello di estendere l’esperienza dei ragazzi autistici ai loro compagni, amici, coetanei per sviluppare in tale contesto un’ulteriore forma di integrazione. Così, attraverso una esperienza motoria, dare spazio alle esperienze sociali, relazionali e affettive che le restrizioni in atto impediscono di mettere in atto. Lo sviluppo della capacità di equilibrio e di coordinazione si accompagna a quella della ricerca di autonomia”.