La volata di Gimondi in Paradiso

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Amato dagli sportivi per i valori umani, con cui ha infuso l’amore per la famiglia e il ciclismo, e il suo esempio di passione e sacrificio che ne hanno fatto l’emblema dell’Italia migliore. La volata di Felice Gimondi in paradiso si è compiuta a Paladina, nella Valle Brembana che gli ha dato i natali e lo ha visto crescere a Sedrina e vivere per lungo tempo ad Almè. In questi luoghi, in cui si è sempre riconosciuto e mai ha abbandonato, ha costruito la sua famiglia formata con l’amata signora Tiziana, ligure di Diano Marina, il più grande successo nella vita del campione che pure ha trionfato tre volte al Giro d’Italia salendo altre nove sul podio, vinto il Tour de France e la Vuelta, le grandi corse in linea e vestito la maglia iridata. Felice raccontava come, tagliato il traguardo, appena possibile chiamasse casa per sentire la voce dell’adorata consorte, sapere delle loro figlie Norma e Federica. Gimondi ha insegnato a lottare sulle strade più impervie e fatto capire che si può perdere senza uscire a testa alta. L’ammirazione di cui ha goduto e continuerà a ricevere nel mito non è stata né mai potrà essere idolatria. L’umiltà e la riservatezza che lo hanno accompagnato in esistenza sono stati e resteranno il marchio d’identità di uno sportivo capace di scrivere a colpi di pedale pagine epiche, messo a confronto con il rivale assoluto Eddy Merckx che non avrebbe voluto incontrare ma che alla fine ha reso ancora più importanti i suoi successi e dato significato agli innumerevoli piazzamenti. Troppo forte il dolore per il campionissimo belga, il quale ha visto andarsene una parte di sé e incapace di affrontare il momento del distacco da colui con cui ha battagliato finendo per conquistare un amico. Il mondo del ciclismo, con i grandi interpreti del passato, si è ritrovato per un commiato capace di unire, come solo Felice Gimondi ha saputo fare. Incedendo con il cuore e la forza sulle stesse strade percorse ogni giorno dagli italiani emigrati nell’Europa che dava sì lavoro, ma duro e faticoso. Il campione partito dall’oratorio di Sedrina ha inorgoglito proprio quella grossa parte di gente umile e spontanea, abituata ai sacrifici e capace di essere generosa e solidale. La sua frase più ricorrente – “Nella vita puoi essere utile anche arrivando secondo o quinto… Purché tu ce la metta tutta” – riassume la filosofia di un uomo e atleta che ha interpretato con saggezza l’agonismo, inculcando uguale sentimento nei milioni di appassionati dell’epoca e indicando la strada ai giovani che devono accontentarsi di ripassarne la carriera nelle immagini in bianco e nero, specchio di un’Italia che ha saputo essere felice con Felice.

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